Dopo aver chiesto la scarcerazione emergono nuovi scenari che aggraverebbero la situazione processuale dell’avvocato Chiarello, arrestato qualche settimana fa con l’accusa di aver pagato delle mazzette per far scarcerare i propri assistiti.

La Giudice Giulia Proto, nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’avvocato, scrive: “Aveva diversi rapporti privilegiati con personaggi di potere ed in contesti istituzionali, per questo molti indagati lo sceglievano come difensore”.

Giudizio netto da parte del Giudice che segue le ipotesi dei pm Roberta Licci e Alessandro Prontera, coordinatori delle indagini, e che quindi non concede la scarcerazione chiesta dalla difesa.

Il penalista, stando ai giudici, era noto nell’ambiente criminale ed era conteso da molti per via delle sue conoscenze in ambienti istituzionali che non si limiterebbero al solo De Benedictis.

A confermare l’ipotesi è una telefonata intercettata con un’avvocatessa che condivideva un cliente con Chiarello: “Io lo conosco, quando è di te, il pm è più sensibile” – recita la conversazione.

Dalle indagini emerge inoltre come De Benedictis, oltre a ricevere mazzette dagli avvocati per la scarcerazione di alcuni assistiti, si sarebbe “impegnato” per trovare posti di lavoro ai figli dei suoi amici. Il caso rischia di far crollare un vero e proprio sistema di giudici e avvocati corrotti.