I Carabinieri hanno arrestato e condotto in carcere Giuseppe De Benedictis, gip del Tribunale di Bari, e l’avvocato penalista Giancarlo Chiariello del Foro di Bari, su disposizione del gip di Lecce.

I due sono stati accusati di aver stretto un accordo corruttivo,  per la scarcerazione degli assistiti dello stesso avvocato barese, stando al comunicato stampa arrivo dalla Procura della Repubblica di Lecce alla nostra redazione.

Le indagini sono state possibili grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese in uffici e ambienti interni ed esterni, pedinamenti, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, perquisizioni e sequestri di ingenti somme di denaro.

Le somme di denaro, in contante, venivano consegnate all’abitazione o allo studio del legale ma anche all’ingresso di un bar nei pressi del nuovo Palazzo di Giustizia di Bari. A beneficiarne sono stati soprattutto soggetti appartenenti a famiglie mafiose della criminalità barese, foggiana e garganica ottenendo la concessione degli arresti domiciliari o della libertà.

Nella giornata del 9 aprile scorso, a seguito di appuntamento fissato con modalità criptiche da collaboratori dello studio Chiariello, così come avvenuto in altre occasioni, De Benedictis si sarebbe recato presso l’abitazione del legale per riscuotere il prezzo della corruzione dovuto per la concessione degli arresti domiciliari in favore di Ippedico Antonio, attinto da precedente ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p., e successivamente collocato agli arresti domiciliari.

I militari, quindi, osservavano De Benedictis incontrarsi con Chiariello, salire presso l’attiguo studio legale dello stesso alle ore 8 del mattino, per poi discendere dopo qualche minuto con materiale cartaceo nelle mani e quindi, senza mai essere perso di vista dagli stessi carabinieri, salire sull’auto e recarsi in ufficio. Qui giunto De Benedictis, ripreso dalle telecamere installate con provvedimento di questo ufficio, tirava fuori una busta piena di banconote dal giubbotto e la riponeva nelle tasche dei pantaloni.

Grazie alla perquisizione presso l’abitazione del magistrato, i militari hanno sequestrato mazzette di denaro che variavano da 2mila a 16mila euro per un totale di 60mila.

Inoltre sono stati raccolti elementi tali da ipotizzare che sono coinvolti altri indagati in condotte corruttive ma anche nella rivelazione di segreti d’ufficio, ovvero notizie custodite in banche dati riservate e dichiarazione di collaboratori di giustizia ancora segrete.