foto di repertorio

Contattare la Centrale operativa del 118 è sempre più complicato. Utenti e operatori del servizio di emergenza-urgenza sono costretti a lunghe attese. I capi equipaggio di ambulanze e automediche sono costretti spesso a prendere decisioni in autonomia o a impiegare sistemi fai da te, calcolando che non esiste per esempio una comunicazione radio.

Le segnalazioni aumentano di giorno in giorno e intanto si cerca in qualche modo di tamponare il caos, in alcuni casi gli equipaggi sono all’autogestione. Almeno in una occasione l’infermiere a bordo dell’automedica è stato costretto a chiamare con il suo cellulare personale il collega dell’ambulanza India e lo stesso Pronto Soccorso per avvisare l’arrivo del mezzo con un paziente in codice rosso.

Dalla centrale nessuna risposta quando, al contrario l’infermiere dell’ambulanza India aveva bisogno dell’intervento di un’automedica per un altro codice rosso. Storie di ordinario disagio come un recente caso registrato al quartiere San Paolo di Bari. Alcuni giorni fa l’equipaggio soccorre un’anziana donna che, come mostrato dall’elettrocardiogramma, ha un problema cardiaco in corso. Arrivati all’ospedale iniziano i guai. La signora non vuole rimanere per gli accertamenti. Si dimena, ma alla fine viene convinta a farsi visitare. Almeno così sembra.

L’equipaggio chiude l’intervento, convinto che la donna vada al Pronto Soccorso, ma ciò non accade perché non ancora registrata e presa in carico lascia l’ospedale senza sottoporsi alle analisi. In tutto questo trambusto nessuna comunicazione e quindi indicazioni dalla Centrale operativa del 118, dove molti operatori sono ancora positivi al coronavirus, uno loro pare sia ricoverato al Policlinico.

Intanto aumentano gli utenti che in assenza di risposte al telefono vanno a bussare direttamente alle postazioni. Ieri per un uomo risultato in gravi condizioni, i parenti sono andati a chiedere aiuto direttamente alla postazione 118 di Gravina, per fortuna appena rientrata da un altro intervento. E poi l’attesa a casa del paziente aspettando di avere il numero identificativo di missione per sapere dove trasportarlo.

Sempre ieri un altro ragazzo si è fiondato alla stessa postazione per chiedere aiuto: il padre era svenuto, ma dalla Centrale nessuna risposta. Senza il numero identificativo dell’intervento le ambulanze non possono muoversi dalla postazione per andare a casa dei pazienti o direttamente in ospedale. La situazione è molto complicata e per il momento non si intravedono miglioramenti. Se un medico o un infermiere assumono la responsabilità di un trasporto non registrato rischiano e allora, come conseguenza, aumentano le chiamate alle Forze dell’Ordine.