Piange a dirotto Leopoldo. Suo figlio Francesco Pio, disabile appena maggiorenne, è morto l’altro giorno nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Perrino di Brindisi.

Il 62enne ci fa accomodare nella stanza del ragazzo, che divideva col fratello Mattia nei brevi periodi in cui stava con loro a Bitritto. Dopo la separazione dalla ex compagna, il figlio più piccolo era stato affidato alla mamma.

Su mobili e mensole ci sono le macchinine e i giochi preferiti da Francesco Pio. Non voleva fossero spostati perché sognava di tornare e vivere a casa con il padre e il fratello.

“Non mi hanno permesso di salvarlo”, ripete senza sosta Leopoldo quando gli chiediamo quale sia il suo principale rimpianto. “Me lo hanno ucciso, hanno ucciso il mio colibrì”, continua con la voce rotta dal pianto incessante.

Una morte dolorosissima, alla quale non riesce a rassegnarsi perché Leopoldo da anni continua a chiedere una maggiore vigilanza ai giudici, agli assistenti sociali e agli operatori socio sanitari che si sono alternati in questa brutta storia.

È sempre stato convinto che insieme alla mamma non fosse al sicuro. Ha fatto denuncia per alcune fratture e la malnutrizione subita da Francesco Pio in questi lunghi anni in cui ha dovuto accontentarsi del tempo stabilito dal Tribunale per i Minorenni.

“La mamma avrebbe dovuto proteggerlo, trattarlo come un principe proprio in considerazione delle sue già precarie condizioni di salute – ha denunciato in Questura mentre il figlio lottava tra la vita e la morte -, ma invece lo ha lasciato morire senza le cure necessarie e nessuno ha mai voluto darmi ascolto”.

Il dolore si mischia alla rabbia per aver tentato fino all’ultimo di assicurare a Francesco Pio la visita da uno specialista. “Alcuni medici mi hanno detto che con una radiografia la polmonite si sarebbe potuta prendere in tempo, come se volessero convincermi ad andare avanti con la mia battaglia – incalza Leopoldo scuotendo la testa -. Bastava una radiografia già a fine ottobre, quando ho iniziato a chiedere di controllare perché mio figlio ansimasse in quel modo”.

A Leopoldo, invece, è stato detto che si sarebbe potuto trattare di allergia ai pollini. All’indomani della morte una diagnosi giudicata “intollerabile”, tanto da portarlo a denunciare anche il medico di famiglia che seguiva Francesco Pio. “Spero che adesso lo lascino in pace – conclude -. Dev’essere seppellito a Bitritto dove avrebbe voluto stare, con me e suo fratello. In questo modo potrò andare a trovarlo ogni volta che voglio. Non mi fermerò fino a quando non saranno trovate eventuali responsabilità”.

La salma di Francesco Pio è a disposizione del magistrato. L’autopsia sarà disposta nei prossimi giorni. “Voglio sapere se mio figlio si sarebbe potuto salvare, perché a 18 anni e 18 giorni non si può morire in questo modo”.