Niente di personale, lo abbiamo già scritto, ma al netto degli approfondimenti giornalistici sarebbero necessarie altre e più competenti indagini. Perché la situazione all’interno dello stabilimento Siciliani carni di Palo del Colle è sfuggita di mano nonostante le misure adottate? Perché durante il periodo della mattanza degli agnelli pasquali si è consentito persino a quanti presentavano lievi sintomi di andare a lavorare? Di chi è la responsabilità?

Sono alcune delle domande alle quali qualcuno dovrà rispondere, in attesa di conoscere i risultati degli altri 400 tamponi. Attualmente – lo ricordiamo – i positivi sono 33. Gli operai sono preoccupati e si rivolgono alla politica locale, inoltrando loro un messaggio chiaro. La preoccupazione è palpabile: “Usate tutti il vostro peso politico, ma cercate per via istituzionale di far chiudere per qualche qualche giorno, in modo da sanificare tutta l’azienda e poi tornare al lavoro con chi è risultato negativo ai test. Noi operai non possiamo fare tanto, va di mezzo la possibilità di continuare a lavorare nel tempo. Aiutateci”.

Per il momento si continua a lavorare, seppure tra quarantene, ferie e altri provvedimenti i presenti nello stabilimento si sono ridotti notevolmente. Alcuni operai contestano le modalità con cui si è tentato di contenere il contagio, giudicate blande. “Oggi faccio il tampone – scrive un operaio – non ho saltato un giorno di lavoro e per diverso tempo senza aver utilizzato le necessarie precauzioni. Senza contare che era molto facile in pausa trovarsi anche con i colleghi degli altri reparti”.

La situazione è complessa e la speranza di tutti è quella di non dover contare vittime, che si tratti solo di casi senza complicanze. Alcuni dipendenti contagiati stanno pensando di sporgere denuncia per il rischio biologico a cui sarebbero stati sottoposti. A tal proposito sarebbero stati contatti alcuni legali. Continueremo a monitorare la vicenda in attesa dei dati ufficiali che possano dare la reale dimensione del problema, consentendo di prendere i necessari provvedimenti a tutela degli operai e dell’intera comunità Barese, essendo i dipendenti provenienti da numerosi comuni.