“La scorta non è un mio diritto, non lo è di nessuno. Quando si dice che la scorta non viene data perché Bagarella, Messina Denaro, Cosa Nostra non è più un pericolo concreto, il problema non è più la scorta del Capitano Ultimo, ma le persone che dicono queste cose”. Sergio De Caprio, per tutti il Capitano Ultimo appunto, è stato ascoltato questa mattina durante la Commissione regionale di studio e inchiesta riguardo il fenomeno della criminalità organizzata.

La richiesta dell’intervento del Colonnello, che arrestò nel ’93 Totò Riina, è arrivata dal consigliere Renato Perrini. “Una testimonianza fondamentale per parlare di legalità e della lotta alla criminalità organizzata” ha commentato la presidente della commissione Rosa Barone.

Un’audizione che, secondo la Barone, aveva come scopo anche quello di capire come negli anni sia cambiata la mafia e con quale si potrebbe intraprendere una campagna di sensibilizzazione e iniziative sui territorio. “Il Capitano Ultimo è un esempio per tutti noi – conclude la Presidente – e nessuno deve dimenticare quello che ha fatto e che continua a fare per il nostro Paese”.

“Abbiamo dato per scontato  – ha sottolineato De Caprio – che le nostre battaglie contro la criminalità organizzata divenissero patrimonio delle generazioni successive, purtroppo non è stato così ed colpa nostra, dobbiamo chiedergli scusa. Dobbiamo ricominciare a spiegare cosa sono le mafie, come si evolvono, perché dobbiamo tenere alta la tensione, cosa ci impedisce di vincere. Chi ha la responsabilità di condurre questa lotta, deve dare risposte chiare, non deve abituarci alla convivenza con la mafia”.