Giornata movimentata quella di ieri alla postazione del 118 di Gravina. La storia è alquanto bizzarra e merita sicuramente di essere raccontata.

Facciamo ordine. Verso le 13 si presenta una ragazza, lamentando un forte mal di testa e dolore alla cervicale. Il medico di turno le chiede se avesse riferito del dolore al medico curante o se avesse pensato di recarsi al pronto soccorso. La ragazza riferisce di avere quel fastidio da una decina di giorni e, non essendo di Gravina, di non avere un medico curante. L’obiettivo della paziente è quello di farsi accompagnare in ambulanza all’ospedale della Murgia. A quel punto il medico fa notare che l’ambulanza non è un taxi e invia la ragazza ad aprire un intervento per poterle dare il trattamento dovuto. La paziente non ne vuole sentire parlare e insiste per avere il passaggio in pronto soccorso prima di battere i pugni e andare via.

Fine della storia? Neanche per sogno. Qualche ora dopo, intorno alle 19.45, la paziente torna alla postazione del 118, ma questa volta è ”scortata” dal suo fidanzato. L’uomo, a detta di qualcuno in uno stato visibilmente alterato, spintona e minaccia il personale. L’aria è pesante e il medico chiama il numero di emergenza dei Carabinieri. La richiesta è sempre la stessa: un passaggio al pronto soccorso. In attesa dei militari, che 40 minuti dopo la chiamata non sono ancora arrivati, un infermiere calma il fidanzato su di giri e lo porta fuori dalla struttura.

Le minacce, compresa la solita “Non finisce qui”, continuano anche all’esterno, fino a quando i due decidono di alzare i tacchi e lasciare al loro lavoro l’equipaggio del 118. Resta da capire quale fosse il reale impedimento della ragazza a recarsi al medico, a uno specialista, alla guardia medica o al pronto soccorso, invece di citofonare alla postazione del 118. Un mistero è anche l’entità del dolore, che ha permesso di perdere in chiacchiere, spintoni e minacce quasi un’ora e mezza senza trovare modo e tempo per farsi curare.