“Siamo come quelli di Gomorra”, così si appellano gli affiliati al clan Strisciuglio. Dopo l’ordine di carcerazione per Saverio Faccilongo, Giovanni Sgaramella e Saverio Carchedi, indagati per l’omicidio di Michele Ranieri avvenuto agli inizi di settembre a San Pio, altri della mafia barese sono tornati in libertà dopo aver scontato le pene.

Tra loro anche personaggi di rilievo, come Giuseppe De Felice (detto Pinuccio il napoletano), Antonio De Antoniis (detto Tonio ‘u biond), Antonio Romito (detto Maradona) e Giovanni Gualberti (detto Candy Candy).

A Bari Vecchia c’è un livello di allerta altissimo, come sottolineano gli investigatori, anche perché tra i gruppi criminali ci sono giovani leve che sono pronte a tutto, come lo stesso Carchedi, in carcere per l’omicidio di Ranieri, cognato del boss Vincenzo Strisciuglio.

Da alcune intercettazioni è emerso che Faccilongo, a capo della fazione di San Pio, nonostante sia detenuto in carcere comunichi con i suoi adepti grazie a un minitelefonino. Lui dice di non aver dato l’ordine di uccidere Ranieri, innescando così una guerra tra fazioni dello stesso clan. Ma la cosa che più sconcerta è il fatto che sia rassegnato a continuare la diaspora con la fazione di Carbonara, facendo intendere di voler creare un’alleanza con “i fratelli” del San Paolo. Per questo motivo, dopo l’omicidio di Ranieri, inviò Carchedi a sondare il terreno nel quartiere vicino. “Sto andando ora al San Paolo, a vedere quelli che hanno in testa”, conferma al telefono il 21enne.

La guerra pare sia iniziata e lo slogan del gruppo del clan è “Non dobbiamo abbassare la testa altrimenti ci colpiscono, ci devono vedere sempre aggressivi”.