Dalle prime luci dell’alba i militari della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, stanno eseguendo 19 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di italiani indagati per traffico di sostanze stupefacenti e detenzione abusiva di armi e munizioni.

L’operazione, chiamata “Holy drug”, ha visto la mobilitazione di un centinaio di uomini del Comando Provinciale di Bari tra i quali anche quelli dell’unità cinofila. Le perquisizioni sono state attuate su tutto il territorio barese e in provincia.

L’operazione antidroga ha portato all’esecuzione di 3 provvedimenti di custodia cautelare in carcere, 14 ai domiciliari e all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di ulteriori 2 persone. Inoltre l’operazione ha consentito l’arresto di 7 responsabili (tra i quali un minorenne) colti nella fragranza del reato di detenzione ai fini di spaccio, denuncia a piede libero di altri 8 ragazzi (tra i quali un minorenne) sempre per spaccio ed è stato denunciato un ragazzo per detenzione abusiva di armi e munizionamento. In ultimo, la Segnalazione al Prefetto di Bari di 25 assuntori di sostanze stupefacenti di vario tipo. Complessivamente nel corso delle indagini sono state sottoposte a sequestro oltre 2 chilogrammi di sostanze stupefacenti tra cocaina, hashish e marijuana ed una pistola completa del relativo munizionamento. Tra questi i due con precedenti sono Larizzi Giorgio e Bellomo Alessandro, i restanti sono tutti incensurati

Le indagini hanno consentito di smantellare numerose piazze di spaccio della droga gestite  da giovani criminali emergenti, operanti principalmente nel centro del capoluogo con ramificazioni in alcuni comuni limitrofi.

I pusher, infatti, erano soliti operare principalmente dal tardo pomeriggio alle prime ore del mattino nelle città di Bari, Triggiano e Noicattaro, in piazze di spaccio centralissime o note per essere frequentate dalla cosiddetta “Bari Bene”, dal complesso residenziale Parchitello di Noicattaro, al centro storico di Triggiano in piazza Vittorio Veneto, fino ad arrivare a uno degli ambienti più noti della movida barese: Largo Adua. Approfittando degli spazi condominiali gli spacciatori avevano allestito un deposito di droga nella piazza barese dal quale ritiravano le dosi da vendere, muniti di chiavi del portone.

Tuttavia è proprio l’età degli assuntori, compresa tra 16 ed i 40 anni, che ha posto in evidenza forse il dato più allarmante emerso dall’operazione dei baschi verdi facendo emergere come la vendita degli stupefacenti fosse destinata anche a numerosi ragazzi di minore età.

Durante le indagini, i militari hanno potuto documentare e ricostruire centinaia di cessioni di dosi destinate al consumo personale che hanno assicurato agli spacciatori un introito illecito pari a circa 100mila euro.

Un’altra peculiarità dell’inchiesta “Holy drug” è costituita da un denominatore comune alla gran parte dei destinatari delle misure cautelari: oltre alla loro giovane età, la circostanza per cui molti di loro sono incensurati e contraddistinti da profili di assoluta insospettabilità, dediti all’attività illecita in quanto attratti dalla prospettiva di un facile guadagno. Iscritti ai più diffusi social Networks, con fotografie e nickname mutuati da personaggi di una nota serie televisiva ispirata al narcotraffico nazionale ed internazionali.  Gli arrestati, infatti, erano conosciuti negli ambienti giovanili del capoluogo con appellativo “Quelli di Gomorra”.

Le indagini, avviate nell’aprile 2017 e durate circa un anno e mezzo, hanno preso il via da una serie di elementi di interesse investigativo, attentamente acquisiti sul territorio e minuziosamente analizzati dai baschi verdi baresi, durante i continui servizi di pattugliamento svolti senza sosta in tutti i comuni dell’intera provincia e particolarmente orientati verso la prevenzione ed il contrasto dei reati connessi all’illecita commercializzazione di droghe di ogni tipo.

Attraverso, poi, una lunga serie di appostamenti e pedinamenti e numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, svolte sotto la costante ed attenta guida della Procura della Repubblica di Bari, è stato possibile non solo individuare tutti i soggetti che a vario titolo, erano coinvolti nell’illecita rete di spaccio, ma anche localizzare con precisione i canali di approvvigionamento e di ”stoccaggio’ dello stupefacente.

Ne è emerso un modus operandi utilizzato dai pusher particolarmente efficiente e funzionale caratterizzato da un massiccio utilizzo delle più diffuse applicazioni mobili di messaggistica, cosi come dalla quasi totale assenza di riferimenti agli illeciti affari durante le rarissime conversazioni telefoniche le quali avevano luogo esclusivamente per concordare e per confermare imminenti e repentini incontri.