Era partita dalla Romania con la promessa di un posto di lavoro come badante. Una volta arrivata in Italia però il suo sogno è diventato un incubo. Per mesi è stata costretta a prostituirsi attraverso pesanti violenze, fisiche e psicologiche, e gravi minacce riferite alla piccola figlia, ancora in patria e rinchiusa in un orfanotrofio.

Protagonista della brutta vicenda è una giovane donna rumena. I suoi due aguzzini, marito e moglie, sono stati arrestati dalla Polizia di Stato nella giornata di oggi. Si tratta di Vasile Ursaciuc, 44 anni, e della sua compagna Maria Nicoleta Ferrari, 40 anni. Le accuse nei loro confronti sono quelle di avere ridotto in schiavitù e costretto a prostituirsi la loro connazionale.

La coppia di coniugi aveva fatto arrivare in Italia la donna con la promessa di un lavoro dignitoso. Una volta giunta a Bari e sistemata in un fatiscente appartamento della periferia però, alla giovane è stata sottratta la carta d’identità e tolta qualsiasi libertà d’azione: era costretta a prostituirsi nel capoluogo come a Taranto e allo stesso tempo a consegnare il danaro preteso dai clienti, per un totale di circa 400 euro al giorno, ai suoi sfruttatori. Per sé poteva tenere solo 5 euro.

A luglio i coniugi avevano deciso di spostare la redditizia attività in quel di Gallipoli. Una circostanza che aveva fornito alla donna una buona occasione per scappare. La fuga però, durata solo tre giorni, aveva portato in dote esclusivamente altre violenze. Fino ad ottobre dello scorso anno, quando tramite un altro escamotage è riuscita a recarsi presso gli uffici della questura di Taranto per presentare denuncia. Le indagini, avviate dalla Squadra mobile di Bari, hanno accertato i fatti raccontati dalla giovane donna ed hanno quindi portato all’arresto di marito e moglie.