Con una pista di atterraggio – pare non agibile – a due passi dal Pronto soccorso dell’ospedale Perinei, l’elicottero arrivato dalla Basilicata, attivato dal primario di Rianimazione per trasportare un ferito gravissimo a Potenza, è stato costretto ad atterrare davanti al campo sportivo di Altamura, a diversi chilometri di distanza dall’ospedale inaugurato in pompa magna meno di un anno fa. Non sappiamo se tutto ciò può aver aggravato la situazione già critica, considerando la giovane età e le gravissime ferite.

È solo l’ultimo della serie paurosa di episodi che testimoniano lo sfascio dell’ospedale della Murgia e in particolare del Pronto soccorso. Siamo in grado di farvi entrare a bordo di una di quelle ambulanze che lo stesso direttore del Pronto soccorso dell’ospedale Perinei e coordinatore del 118 barese, Antonio Dibello, ha etichettato come mezzo da rottamareEppure quei mezzi continuano a essere utilizzati per trasporti ed emergenze.

Al momento del trasporto, l’anziano paziente ha fratture multiple degli arti inferiori e un inizio di emorragia cerebrale, confermato dai successivi accertamenti. Neppure lui è morto, qualche santo in Paradiso lo ha protetto, magari lo stesso che protegge i responsabili dello sfascio, che in tutti i modi si tenta di nascondere all’opinione pubblica. I problemi sono tanti e molto complessi. Abbiamo scoperto che al Pronto soccorso dell’opedale Perinei non esistono le cartelle cliniche. Avete capito bene. Risultati di esami, dati e diagnosi sono contenuti all’interno di fogli tenuti insieme alla carlona. C’è il rischio che possano essere persi. La privacy va a farsi benedire. Senza contare i passaggi di mano e la possibilità di un infinito scarica barile nel caso di errori o negligenze. Una criticità che si avvicina a quella denunciata nel dicembre scorso, su tutta una serie di mancanze nel reparto di psichiatria. Resta il fatto che in queste condizioni un medico ha serie difficoltà a farsi un quadro clinico in pochi minuti.

Più volte il personale ha protestato per la conformazione della sala rossa, quella in cui vengono gestiti i casi più gravi. Il letto dovrebbe essere sistemato al centro della stanza e attaccato a una colonna centrale che assicuri tutti gli attacchi necessari. Invece, è piazzato in un angolo. Medici e infermieri hanno grandissime difficoltà ad operare con la giusta serenità, ma questo non sembra preoccupare nessuno. Sempre meglio della vecchia stanza usata come sala rossa, abbandonata – a quanto pare – su disposizione del direttore Dibello, quando lui stesso si è trovato in grande difficoltà nell’assistenza di un paziente.

Il personale sanitario è in continuo affanno, dall’accettazione alla gestione successiva. Sono sotto organico, pur essendoci un folto plotone di precari appeso al filo di contratti a tempo determinato. E se protesti, se non ti rendi complice delle continue scelleratezze vieni punito con giudizi negativi. Una scientifica operazione di screditamento. Eppure in quell’ospedale sono tanti i medici capaci. L’aria è tesa e tutto rischia di implodere sui pazienti.

Poi c’è il capitolo attrezzature, obsolete e inadeguate. Su tutti l’esempio degli elettrocardiografi ed ecografi. I medici del Pronto soccorso sono costretti a barcamenarsi con immagini poco chiare e apparecchi vecchi anche 12 anni. Intanto si aspetta che dal reparto arrivi un radiologo con il suo ecografo portatile. E in tutto questo caos che si fa? Si decide di far realizzare una copertura per le ambulanze scassate che stazionano fuori dal Pronto soccorso. Altri soldi spesi male in un ospedale vecchio ancor prima di essere inaugurato. E poi la decisione di sottrarre la guardia giurata al Pronto soccorso nel turno di notte, per spostarla all’ingresso dell’ospedale. Nel caso sia necessario – come si evince da questo documento a firma del direttore sanitario Alessandro Sansonetti – il vigilante si sposterà dove serve. Speriamo quando ormai non sia troppo tardi.

Nel vecchio e già saccheggiato ospedale di Gravina, invece, le guardie giurate lavorano dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 7 del mattino. Senza contare la gestione degli autisti, assunti dall’Ospedale Perinei ma in servizio al 118 e viceversa, in barba a qualsiasi regola. Un’altra denuncia che chiama in causa il direttore del Pronto soccorso Antonio Dibello, il direttore sanitario Alessandro Sansonetti e il responsabile delle risorse umane della Asl di Bari Francesco Lippolis. Nonostante l’anno scorso siano stati abbondantemente superati i 25mila accessi (circa 29mila) a nessuno degli infermieri è stata fatta fare la necessaria formazione prevista dalla legge. Non sarebbe più facile fare un mea culpa e risolverli i problemi piuttosto che cercare di insabbiarli?

Mai come in questo momento i sindacati degli operatori del 118 e del Pronto soccorso della Murgia sono sul piede di guerra e a breve metteranno ancora una volta nero su bianco i contenuti delle nostre denunce, inviando tutto alle autorità preposte e alla Procura. In attesa che qualcuno ci lasci la pelle, ci si schiarisce la voce per gridare al prossimo scandalo. Lo scandalo c’è già e la direzione generale della Asl di Bari dovrebbe intervenire immediatamente.