Pamela Mastropietro e Desirèe Mariottini. Due casi di cronaca che hanno scosso l’Italia intera. Due storie così diverse ma anche tanto uguali che hanno agitato il dibattito in un periodo in cui i temi dell’immigrazione, della sicurezza e del futuro dei nostri giovani occupano sempre un posto di primo piano nell’opinione pubblica. Pubblichiamo di seguito la lettera di un cittadino barese che ha voluto esprimere la sua opinione sulla questione.

“L’assassinio di Pamela Mastropietro prima e poi di Desirée Mariottini mi lascia sconcertato. Non è solo la crudezza degli eventi in sé, ma l’ipocrisia della stragrande maggioranza dei mezzi di informazione, assieme alla politica suicida che ci sta condannando ad una futura schiavitù, se non alla estinzione come italiani.

Il perverso piano Kalergi ne è l’esempio più chiaro. Secondo le teorie di questo aristocratico ungaro-giapponese, il Conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, l’Europa del futuro, ossia di oggi, visto che lui è morto nel 1972, deve essere la sintesi di una serie di mescolamenti razziali che ci porteranno, infine, ad assomigliare all’antico Egitto, quella civiltà essendo la migliore meta da raggiungere per creare un’Umanità libera e felic

Non è un‘Italia felice quella di oggi! A parte il baratro economico e sociale in cui da tempo ci troviamo e le difficili manovre per uscire da questo mosaico di problemi mai risolti da Governi di ogni colore, è l’immigrazione incontrollata ed incontrollabile ad assestarci il colpo di grazia.

Premetto che sono un fautore della cooperazione con tutti i popoli, nessuno escluso, e sono il primo a dire che esiste un concreto bisogno di immigrati in tanti settori, anche nel Sud Italia, pensiamo in primis all’agricoltura, alle assistenti per anziani, che vanno chiamate così e non “badanti”, termine razzista e da ignoranti delle dinamiche sociali e geopolitiche.

Potrei aggiungere la mia storia personale di medico volontario, a nessun compenso, nelle guerre interetniche nella ex Jugoslavia negli anni Novanta, ma non ho bisogno né voglia di farmi pubblicità di dubbio gusto. Al contempo non consento a nessuno di definirmi razzista, possedendo ampie prove alla mano del contrario.

Altra cosa è, ovviamente, ribellarsi a questa farsa indegna vissuta, per lo più, anche sui corpi straziati e ridotti a carne nemmeno da macello, di povere ragazzine in crisi esistenziale, cui sono venute meno i tre cardini della educazione che, a quelli della mia generazione, erano stati garantiti: la Chiesa Cattolica sana e non di pedofili, una scuola più o meno seria e severa, una famiglia sana e piena di valori solidali.

Cosa ci ritroviamo oggi? La politica al Governo incapace di una vera, e difficilissima ovviamente, rivoluzione morale e culturale, ed a fronte opposizioni multicolori pronte a prendere, alla fine, le difese di chi ha prodotto questo degrado inqualificabile. L’immoralità, quindi, regna sovrana.

L’omicidio di Desirée Mariottini, poi, ci ha fatto fare un salto di qualità. Questo omicidio sarà anche figlio della disgregazione familiare di cui è stata vittima la ragazzina, ma è senz’altro riduttivo e sbagliato derubricare una simile bestialità umana a semplice fatto di cronaca. Questo omicidio è frutto della azione antitaliana di Romano Prodi quando, nel 1998, caso unico in Europa, introdusse la protezione umanitaria basata su giudizi discrezionali, ed, in molti casi, concessa solo per stato di povertà.

Se poi ci mettiamo dentro anche la mentalità dell’accogliere tutti, senza se e ma, possiamo intuire quanto pervicace sia la volontà di degradare ancor più, se possibile, il nostro Paese. L’Onorevole Fico, ha, in qualche modo compreso gli stranieri che spacciano, dicendo che: “La coesione sociale è il mezzo fondamentale per costruire il resto della comunità solidale. Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e partecipazione. Bisogna essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo”.

La terza Carica dello Stato ignora quindi il cambiamento antropologico che queste nuove subculture africane stanno portando in Italia. Potremmo parlare a lungo degli omicidi rituali praticati in Nigeria e paesi limitrofi. Le popolazioni africane restano ancora, per certi versi ed in alcuni contesti, civiltà tribali, ossia gruppi in lotta per il controllo di risorse nei nuovi contesti contemporanei, spesso segnati dalla dissoluzione di ideologie ed istituzioni unificanti, lontane dalle radici culturali e civili europee, in quanto nella società romana i cittadini non erano coloro che erano residenti su un suolo ma coloro che si guadagnavano la cittadinanza.

Civis romanus sum ma con precise azioni, come aver servito a Roma per qualche anno nel Corpo dei Vigili; aver speso una cospicua parte del patrimonio personale per costruire una casa a Roma; aver portato a Roma frumento per un certo numero di anni od, infine, dopo aver macinato grano a Roma per anni.

Chi vuol vivere in Italia dovrebbe conquistare il diritto di starci altrimenti, se delinque, essere incarcerato e, con accordi bilaterali tra Stati, espulso. Nell’antica Roma si perdeva la cittadinanza se si commettevano reati. Stiamo parlando di migliaia di anni fa. Bene, questi africani che hanno brutalmente drogato e stuprato una ragazzina minorenne erano delinquenti ed irregolari: “Cittadini stranieri irregolari, privi di dimora e di mezzi di sostentamento”, recita la disposizione di custodia cautelare. E lo sapevano anche le Forze dell’Ordine, ma spacciavano praticamente indisturbati.

I popoli africani, ove presentino ritualità tribali, spesso non hanno la percezione della gravità di quello che viene commesso, perché nella loro cultura non esiste il senso della famiglia come lo concepiamo in Occidente. Le statistiche sulla procreazione delle popolazioni sub sahariane, da cui provengono, ci dicono che una donna partorisce almeno 6/7 figli nella propria vita, e spesso, sfiancata, muore infine di parto.

Vige inoltre la poligamia. Pertanto non c’è una educazione alla gestione degli istinti che restano tali senza essere modificati o repressi. Il bambino africano gettato, purtroppo, su una strada fin dalla sua più tenera età, sviluppa naturalmente quell’istinto di sopravvivenza che lo porta ad avere la meglio sugli altri se vuole sopravvivere. Per il gambiano di Ragusa che ha violentato e picchiato un’altra africana immigrata è quindi normale non dominare gli istinti riproduttivi, perché è insito nella sua eredità culturale atavica.

L’Africa, inoltre, non avendo avuto uno sviluppo culturale poggiante sui capisaldi della civiltà occidentale come la filosofia, il progresso scientifico, l’arte e via dicendo, è rimasta in buona parte ferma a pratiche sociali che non pongono il valore della vita umana come caposaldo dello sviluppo e del progresso di una comunità. Non a caso i conflitti tribali più sanguinosi hanno come teatro l’Africa, dove l’odio tra popoli si esprime su basi che nulla hanno a che fare con la razionalità, se così si può dire, di una guerra.

Non c’è strategia, ricerca tecnologica, visione. C’è invece, alle volte, solo istinto animale. E l’istinto animale è quello che è emerso nella brutalizzazione del corpo della giovane romana, così come nello squartamento e la scarnificazione del corpo dell’altra povera ragazza, Pamela Mastropietro, a Macerata qualche mese fa. Occorre in primis ritrovare il vero senso spirituale della Caritas cristiana e non perseguire buonismi sciocchi e masochisti. Il Governo deve riformare urgentemente la Giustizia ed adottare Leggi speciali per arginare questa barbarie”.

Luigi Antonio Fino