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Studenti di tutta Italia in rivolta per le problematiche che le scuole, appena riaperte, presentano: fra tutti l’emergenza caldo in strutture e aule in cui mancano purtroppo dei sistemi efficienti di areazione e refrigerazione, uniche soluzioni all’ancora attuale calura. Dopo l’episodio increscioso di qualche giorno fa all’Istituto Tecnologico Marconi Hack di Bari, oggi ad agire sono i ragazzi del Marco Polo, Liceo linguistico e Istituto tecnico economico. Gli studenti hanno scioperato e hanno espresso la loro rabbia, in quanto a loro dire “ignorati dalle istituzioni”.

Le richieste degli studenti

Quello di oggi, assieme alle rivolte di altre città italiane, è un segnale forte, soprattutto dagli studenti del Meridione, che rappresenta lo stato d’animo dei ragazzi. “Chiediamo investimenti permanenti nell’edilizia scolastica, non è ammissibile fare lezione in aule con tetti rotti e da cui perde acqua quando piove, con crepe nei muri e bagni non funzionanti. Chiediamo che sia reso possibile girare nei corridoi durante l’intervallo, almeno per i primi o ultimi cinque minuti, in modo da cambiare aria e sgranchirsi le gambe durante l’unica pausa a disposizione nelle sei ore di lezione statiche – spiegano gli studenti ai media -. Chiediamo che i distributori dell’acqua funzionino e siano pieni, e chiediamo ancora una volta che si inizi a ragionare seriamente sull’acquisto di macchinette per il cibo su ogni piano. Chiediamo maggiore libertà nelle iniziative che fanno unire la comunità studentesca, come l’autogestione, la realizzazione di murales, momenti di discussione ecc.. Chiediamo che ci sia uno spazio abilitato all’infermeria, in modo che gli studenti possano riprendersi adeguatamente da malori o trovare cerotti e dispositivi medici utili“.

OSA Bari

Importante il sostegno di OSA Bari (Opposizione Studentesca d’Alternativa): “Quello di oggi dal Marco Polo è un segnale dagli studenti del Meridione a mobilitarsi contro una scuola che è ostile agli studenti e che rappresenta una gabbia, e contro le politiche dei governi degli ultimi 30 anni che invece di investire i fondi nell’istruzione pubblica hanno continuato a finanziare le spese militari e la guerra. Noi invece continueremo a mobilitarci e organizzarci, per una Nuova Scuola Pubblica in una nuova società“.