Discarica Martucci (Facebook)

Nell’emendamento Martucci al Piano Regionale dei Rifiuti, approvato lo scorso 14 dicembre 2021, il 30 aprile ricorre la prima scadenza fissata per la conclusione delle indagini investigative sul lotto 3, dirimenti secondo la Regione, per l’eventuale chiusura definitiva dell’esercizio di discarica in quel sito. Una data che però non sarà rispettata, per una serie di circostanze: per ultima, la scoperta di rifiuti interrati fuori degli argini e approfondimenti relativi che hanno allungato i tempi e, di conseguenza, le possibilità di un eventuale pronto ripristino delle vasche di servizio/soccorso. Un’ipotesi contro la quale si schiera ancora una volta il Comitato “Chiudiamo la discarica Martucci”, presieduto dal dottor Vittorio Farella, chiedendo l’individuazione di siti alternativi. “Com’era facilmente prevedibile la data del 30 aprile, prevista nell’emendamento al PRGRU approvato il 14 dicembre scorso, non vedrà la conclusione delle attività investigative e geognostiche del lotto III. Ed allora CHE SUCCEDE? – si domanda il Comitato – Si tiene conto, come logico aspettarsi, di tutti gli inconvenienti registrati in questi mesi e che hanno visto, come da emendamento espressamente prescritto, la compartecipazione di
AGER e ARPA alla realizzazione del compito? Si va, per dirla in concreto, verso lo
slittamento di tale data, magari con un atto chiaro e indicativo di rinvio? O si lascia tutto in sordina, con il rischio di incursioni di controinteressati? Insomma la
dimostrazione, prova provata, di quanto gravoso, dispersivo e oneroso sia questo
ulteriore e, per noi, inutile passaggio”.

“Tutto è chiaro da lungo tempo e contrada Martucci NON PUÒ PIÙ ACCOGLIERE RIFIUTI PER LO STATO DI INQUINAMENTO DIFFUSO E CERTIFICATO. La riprova è nella conferma di rifiuti seppelliti oltre i margini dei lotti dismessi (già verificati nel processo penale) e senza alcuna protezione ambientale, vere e proprie bombe ecologiche, così come le tante discariche disseminate nel territorio vasto, ancora da indagare, secondo le stesse
indicazioni del noto e rinomato O.d.g. 179/2013 del Consiglio Regionale pugliese,
soprattutto in considerazione di quanto hanno rilevato le indagini commissionate
dal Tavolo Tecnico con la change detection. Ma è proprio a proposito di altri
contenuti dell’emendamento che tante cose ancora non tornano e vediamole.
Punto 2) “Misure di prevenzione attivabili ai sensi dell’art.240 del D. Lgs. 152/2006 e
s.m.i. al fine di ridurre i rischi potenziali”; punto 4) “Piano di ripristino ambientale e
annesse opere di riqualificazione”. Si tratta di due punti contenuti nel
cronoprogramma delle attività da effettuarsi sul lotto III e nel caso specifico del
punto 2), addirittura, l’entrata in esercizio delle vasche di servizio/soccorso (in concreto della sola vasca A) è “vincolata all’avvio delle misure di cui al punto 2 da
parte di AGER “. Credete che qualcosa sia stato effettivamente intrapreso in tal
senso, al di là di scambi epistolari e rimbalzi di competenza? Assolutamente nulla!
Ed è proprio questo il problema più urgente e delicato, legato alla messa in
sicurezza del lotto 3 dismesso, senza dimenticare, come ha fatto colpevolmente la
Regione, il lotto 1. Indi, di quale Piano di ripristino ambientale e opere di
riqualificazione stiamo fantasticando? No, così decisamente non va! Aver riportato in conventicole chiuse, tra addetti ai lavori, quale quei tavoli individuati nell’emendamento regionale sostanzialmente rappresentano, ed aver esautorato il Tavolo Tecnico, con la compartecipazione delle associazioni territoriali volute dal Consiglio regionale, è un vulnus, ancorché un arbitrio, che la nostra Associazione non lascerà passare senza reazione.
Di qui muoverà la nostra azione prossima ventura”, conclude il Comitato.