“Ieri ho visto vanificarsi definitivamente 20 anni di impegno di cittadinanza attiva”. A scrivere un lungo post su Facebook è un barese, architetto di professione, che per tanti anni si è impegnato affinché il progetto della ex Caserma Rossani prevedesse delle ricche zone di verde.

“Occorre subito dire che è una doppia sconfitta, sia sul fronte politico istituzionale sia sul fronte della crescita di consapevolezza collettiva”. L’architetto si riferisce al post del sindaco di Bari in merito al progetto della ex Caserma.

“Chi si era costituito in Comitato per un Parco Polifunzionale aveva subito posto le condizioni che quello fosse un vero parco, mi piacque anche che qualcuno iniziò a definirlo Bosco Urbano”. Una condizione che, vedendo le slide allegate dall’architetto, non è stata rispettata perché, come sottolinea, il progetto prevede colate di cemento con un contorno di aiuole.

“Questi edifici circondano quello che oggi è il parcheggio a cielo scoperto che si sperava facesse posto a tantissimi alberi e che invece ora ha al centro un grande vuoto per spettacoli. Questi edifici nemmeno sul lato strada sono immersi tra gli alberi e si può quindi immaginare che la permeabilità del terreno sarà molto limitata, con una ennesima tragica assenza di alberi, se non quelli ad uso da giardinetto. Il tutto per fare posto ad una specie di anfiteatro e palco per concerti o manifestazioni varie all’aperto. Ma la peggiore fu la successiva notizia data in prima persona dal Sindaco che dopo anni e anni di lotte perché questo fosse un punto fermo, ci venne a dire che in quest’area ci voleva un grande parcheggio sotterraneo. Un parcheggio sotterraneo vuol dire non poter avere alberi ad alto fusto, e soprattutto è sbagliato riconfermare che a Bari in centro ci si arriva in auto”.

“Quando all’inizio ho scritto che è una doppia sconfitta è perché dietro questa storia ci sono 20 anni di impegno, ma anche tanta incapacità in questi anni di consolidare un vero corpo sociale nella città che arrivasse a consapevolezze comuni. Lo spirito che mosse il primo Comitato fu questo e per questa ragione parlava di Parco Polifunzionale. Esso doveva pensarsi come occasione per ripensare la città e il suo sistema di mobilità interna e verso tutta la provincia. Ripensare la città innanzitutto pensando al verde e al consumo di suolo che ne compromette la qualità dell’aria, il clima e la permeabilità alle piogge con conseguenti dissesti idrogeologici. Da qui l’esigenza di un fitto impianto di alberi e il più possibile ad alto fusto. Non le aiuole. Inoltre già da allora ci si rese conto che si trattava di qualità della vita, che avere aree verdi intorno a servizi di natura culturale e ricreativa voleva dire ripensare la città”.

Nel progetto c’era anche quello di una biblioteca per sviluppare la ex Caserma Rossani come un polo culturale. “Una biblioteca serviva anche a questo, ma arriverà troppo tardi. D’altro canto è sbagliato pensare che questo si faccia con una grande Biblioteca definita poi burocraticamente Polo Bibliotecario Regionale, quando la rete regionale non c’è. Siamo al paradosso e al ridicolo. Per svolgere quel ruolo ci vogliono biblioteche di prossimità in ogni quartiere, biblioteche che siano casa di cittadinanza, e allora vedresti aver vita difficile a molti progetti. E anche per conquistare nuove aree verdi dovresti vincere le mille resistenze di una popolazione inconsapevole di essere vittima e artefice al contempo del proprio male. Solo con la cultura si vince. E ci vuole tempo, non eventi ma occasioni di sedimentazione del sapere. Il contrario di quanto si fa nella nostra città e regione”.