Ha deciso di trascorrere la notte all’interno del Comune, insieme ad alcuni consigliere, per protestare contro “l’ingiustizia delle risorse del Recovery Plan al Sud”. Il sindaco di Acquaviva, Davide Carlucci, ha voluto emulare altri primi cittadini siciliani e ieri sera ha deciso di occupare l’aula del Consiglio comunale indossando il tricolore.

“La mia è una testimonianza perché il Sud è indietro da almeno centosessant’anni e non vogliamo che sia così per sempre. E non lo dico per i miei figli, lo dico per la mia generazione. Perché il Recovery Plan è l’ultima occasione per vivere e vedrete che non la perderemo”.

“Perché se si fosse rispettato l’algoritmo utilizzato dall’Unione Europea, quel calcolo, lo ha dichiarato il ministro Mara Carfagna, “avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60 per cento” del Piano nazionale di ripresa e resilienza; ma allora, se è così, perché si vuole assegnare al Sud il 40 per cento? Perché già essere meridionali significa essere sfigati, ma se sei un meridionale dell’entroterra sei doppiamente sfigato, perché i grandi progetti vanno nelle grandi città della costa e per le aree interne come la Murgia, l’unica visione che ha lo Stato è pensare di metterci le scorie nucleari” scrive nel lungo post su facebook.

“Perché noi sindaci – continua il sindaco – siamo stati lasciati soli davanti alla disperazione e alla rabbia di commercianti, artigiani e altre partite Iva nella crisi più nera, senza che nessuno ci dia gli strumenti per aiutarli a ripartire. Perché siamo pieni di progettualità che nessuno vuole ascoltare. Perché da anni tocchiamo con mano che provare a cambiare e portare sviluppo e qualità della vita sul territorio è una fatica immane, se c’è una burocrazia che ci blocca tutto e che nessuno mai è riuscito a semplificare”.

“Perché non bastano otto anni di sforzi incessanti per far rivivere un ex ospedale; non bastano quattro mesi, due consigli comunali e innumerevoli mail e telefonate per abbattere una cabina Enel che ti consenta di chiudere i lavori di riqualificazione di una piazza; e per ogni piazza da rifare, ogni zona industriale da rendere attrattiva, ogni teatro da ristrutturare, passano almeno cinque, sei, sette, otto anni: perché hanno decimato i dipendenti comunali raddoppiando il carico di incombenze e scadenze a cui devono provvedere. Perché hanno fatto a pezzi la sanità pubblica, costringendoci a lasciare tutte le nostre incombenze e a chiamare amici, figli e vicini di casa per darci una mano a organizzare le vaccinazioni” sottolinea il primo cittadino.

“Perché, visti da Roma, siamo l’ultima ruota del carro. Ma il carro, noi, non lo facciamo fermare”. Carlucci, con altri primi cittadini del Barese, annuncia inoltre che parteciperà alla manifestazione di protesta prevista a Napoli il 25 aprile alla quale hanno già aderito 500 sindaci del Sud.