“La fabbrica regionale di dispositivi di protezione individuale non ha mai smesso di produrre dall’agosto dello scorso anno, ha una funzione strategica che esula da ogni concetto commerciale e si inserisce in un quadro molto più ampio messo a punto dalla Protezione civile regionale all’indomani della dichiarazione dello stato di emergenza, quando reperire una mascherina era impresa al limite dell’impossibile”.

Lo ha spiegato il dirigente della Sezione, dott. Antonio Lerario, rispondendo in Commissione bilancio ad una audizione sul tema richiesta dal consigliere Ignazio Zullo.

Quella raccontata dal capo della Protezione Civile regionale è la storia di una una vera impresa nata dal nulla, ospitata in un vecchio capannone di proprietà delle Regione ubicato nella zona industriale di Modugno, l’ex Ciapi, completamente ristrutturato con un intervento economico di 4,5 milioni di euro a valere sulle risorse dell’Unione Europea, bonificato dall’amianto di cui i 9000 metri quadri di superficie coperta erano avvolti e riconvertito a vocazione emergenziale con la comparsa del virus da Covid 19.

Agli albori della pandemia sono immediatamente partiti i lavori di bonifica, riconversione e riqualificazione, trasformando locali che negli anni hanno svolto più di un ruolo logistico, nel compound pugliese a servizio dell’emergenza. Al suo interno anche una fabbrica per la produzione di mascherine con 4 linee ed operativa dalla scorsa estate (anche queste attrezzature acquistate con fondi comunitari, 2,5 milioni di euro) ed un quartiere dedicato al testing per la verifica della qualità dei tessuti destinati al confezionamento dei DPI, con macchinari in grado di garantire l’affidabilità a prodotti destinati ad uso sanitario, un ambito molto più complesso e delicato dell’uso comunitario al quale si rivolgono molti dei prodotti presenti sul mercato.

Le mascherine “made in Regione Puglia”, invece sono bollinate dagli enti certificatori più qualificati, non sono immesse in commercio, ma vanno a rimpinguare quotidianamente il contingente di materiale strategico destinato ad ospedali, istituzioni pubbliche, enti ed amministrazioni comunali, una quantità di materiale alimentata dalla Protezione Civile che rifornisce i tre depositi regionali con rimesse quotidiane programmate.

Le mascherine che escono dall’unica linea oggi attiva nella fabbrica dell’ex Ciapi (attualmente le condizioni di mercato non ritengono necessario ricorrere ad una produzione più intensa, ma l’accensione dei macchinari, in caso di emergenza può avvenire in pochi minuti), sono sufficienti a rimpolpare la scorta minima che conta su 500 mila mascherine chirurgiche, 100 mila pediatriche e 800 mila Ffp2.

Dalle linee di produzione ad oggi sono usciti 3 milioni di pezzi in tessuto chirurgico, 1,5 Ffp2 e 100 mila pediatriche (la più recente tra le produzioni). Del materiale prodotto, i 2/3 sono stati devoluti a medici di base, amministrazioni comunali, enti, forze dell’ordine, istituti scolastici, comunità e mondo associazionistico.

Mandata avanti da 8 tecnici manutentori altamente specializzati messi a disposizione da una azienda meccatronica, la fabbrica di DPI della Protezione civile può produrre anche mascherine Ffp3, con e senza valvola, tutte certificate, anche con il marchio CE e testate nel centro aziendale che il dirigente della Protezione civile pugliese ritiene vero e proprio fiore all’occhiello dell’investimento strategico.

Dai consiglieri regionali che hanno richiesto l’audizione, a conclusione, è partito l’invito di mettere a disposizione dell’intera comunità pugliese le mascherine di livello più avanzate realizzate nello stabilimento: uno strumento in più per contrastare il dilagare del virus.