“Non immaginiate neppure quanto sia vero quanto denunciato dai colleghi al vostro microfono – spiega un tassista barese -. Stiamo cadendo in un baratro. Gli affari sono crollati fino all’80 per cento e adesso qualcuno è seriamente in difficoltà”.

L’aspetto economico, tuttavia, è solo un aspetto dell’emergenza coronavirus. “Ci pensano in pochi – spiega il tassista – ma quelle poche volte in cui riceviamo un chiamata, capita che sia gente malata che evita di intasare il 118 e magari pensa di chiamare il taxi per fare prima senza tenere conto del rischio che fa correre a noi e quindi a tutta la comunità”.

“Mi è successo l’altra sera in via Calefati, nel centro di Bari – racconta il tassista -. Ho ricevuto la chiamata da alcuni cittadini brasiliani. Dovevano accompagnare in ospedale una ragazza piegata in due dal dolore, forse calcoli o appendicite. Aveva la febbre e questo ha reso quella corsa una vero dramma personale”. I clienti hanno spiegato di aver chiamato il taxi solo perché credevano l’ambulanza fosse più costoso.

“Vi immaginate la mia paura? – continua il tassista – E lo sapete che non possiamo rifiutare di accompagnare nessuno a meno che la nostra vita non sia in evidente pericolo? Lo sapete che non possiamo non prestare i primi soccorsi? Non possiamo rifiutare, perché tanto loro dicono di non stare bene o di avere semplicemente febbre da influenza, mica sanno o ti diranno mai che hanno sintomi da coronavirus o che provengono da una zona rossa”.

Da qui l’invito al primo cittadino barese. “Come gli autisti di tutti i mezzi pubblici – conclude – abbiamo diritto a lavorare in sicurezza, ad avere mascherine e guanti. Spero che la richiesta possa avere riscontro, non credo che il Comune di Bari vada in default per questo”.