Tutta colpa dell’educazione informale. Routine, abitudini, senso comune, sono i principali responsabili del paradosso che soffoca il mondo femminile.

L’elenco della normativa a favore e tutela delle donne è interminabile, al 1957 risale
il trattato europeo che sancisce la parità di retribuzione per uno stesso lavoro e si
potrebbe continuare fino all’infinito, ma in realtà cosa accade?

Nella migliore delle ipotesi violenza simbolica, quasi invisibile, a tratti anche velata di dolcezza. Nella peggiore, violenza fisica, femminicidi, dimissioni firmate al momento dell’assunzione, demansionamento al rientro dal lavoro dopo una gravidanza o malattia. L’elenco è infinito.

Gli “up to date” dei media aggiungono il resto, fornendo “amorevoli” suggerimenti
alle donne per essere sempre al meglio ovvero creare il “confinamento simbolico”
dell’esistere per gli occhi degli altri.

Ma perché non si impara a curare con altrettanto zelo la competenza culturale e la
preparazione alla militanza politica declinandola al femminile nel senso più autentico
del termine e non della strumentalizzazione?

Il primo passo è probabilmente l’ educazione all’autocontenimento della solerzia nel
rispondere alle pressanti richieste degli altri, ad essere compiacenti, mai, neppure
lontanamente.

Bisognerebbe poi creare contesti e situazioni formali e informali dove la figura
femminile venga associata a una dimensione simbolica alternativa, finalizzata ad
alimentare la sana consapevolezza di sé, mettendo al bando le influencer di tutto il
pianeta.

Il “sociologo della discordia” Pierre Bordieu nel “Dominio maschile” parla di violenza simbolica non perché irreale e indolore ma perché si avvale della condiscendenza del dominato che per decodificarla dispone degli stessi strumenti che ha il dominatore e che spesso non riesce a riconoscerla.

Il rapporto di dominio appare così qualcosa di naturale e scontato. In realtà c’è poco di natura e molto di grettezza sociale e culturale unita ad una visione “fallonarcisistica” dei generi, tipica delle società mediterranee. Si tratta di una forza simbolica che attiva le disposizioni femminili che si manifestano sotto forma di emozioni corporee come vergogna, umiliazione, timidezza.

Il potere simbolico si esercita sempre con la complicità di chi lo subisce. Bisogna ripartire dalle donne per ripensarne il ruolo, mettendo da parte e rifiutando quell’educazione informale che ha già fatto troppi danni.