Fiera bagnata, fiera fortunata. O quantomeno così sperano gli espositori. L’edizione numero 80 della Fiera del Levante è stata inaugurata questa mattina alla presenza di tutte le autorità locali, regionali e nazionali accorse sul lungomare di Bari per l’occasione.

Dopo l’inno nazionale, il primo a prendere la parola durante il cerimoniale di inizio fiera è il sindaco Antonio Decaro. “Bentornato a Bari, Matteo – inizia Decaro -. Oggi faccio gli auguri ad una signora che compie 80 anni ma che è ancora in splendida forma: buon compleanno, Fiera del levante. Molti pensavano che non ce l’avrebbe fatta, ma lei, la fiera, ha la scorza dura. La Fiera del Levante si prepara a sperimentare un nuovo modello di governance: innovazione e tradizione che devono camminare insieme”.

Il sindaco poi si commuove quando nel suo discorso fa riferimento alle parole pronunciate dal sindaco di Amatrice subito dopo la disgrazia del terremoto: “la mia città non esiste più”. Le sue parole mirano all’unità e trovano gli applausi convinti della platea. Subito dopo Decaro passa in rassegna gli attimi del disastro ferroviario capitato fra le campagne di Andria e Corato lo scorso luglio, per poi fermarsi su una richiesta esplicita consegnata direttamente in mano a Matteo Renzi: “Chiedo la possibilità di inserire nel nostro Comune l’imposta di soggiorno – dice Decaro -, un fattore che peserebbe poco sulle tasche dei cittadini ma che potrebbe consegnare a noi nuova liquidità da investire sul territorio”.

Decaro gonfia il petto poi sulle operazioni contro la “mafia” delle fornacelle e del malaffare attorno allo stadio San Nicola per un Sud, dice, che “non ha paura e che è pronto a competere grazie alle sue eccellenze con il resto del Paese”. Poi la carrellata sulle opere made in Bari, prima fra tutte il ponte strallato e sul cantiere del teatro Margherita che partirà a breve. “Dalle parole, si è passati ai fatti – dice il sindaco -. Ecco a cosa servono le ruspe qui da noi”. In conclusione poi, un pensiero sulla Fibronit e sulle unioni civili.

La parola passa poi a Michele Emiliano. “Questo compleanno è un traguardo importante – inizia il governatore riferendosi agli 80 anni della fiera -. Dall’anno prossimo la campionaria sarà un po’ anche emiliana. Una collaborazione che consentirà alla fiera di diventare più competitiva soprattutto a livello internazionale”. Il discorso del presidente della Regione punta forte sul turismo. Sciolina i dati confortanti del presente e mira ad un futuro ancora migliore.

“Nel 2015 la Puglia è stata la regione più ricercata su Google Summer Trends, Tripadvisor, Trivago, Booking.com e nel 2016, secondo SWG la Puglia è stata la destinazione turistica più ambita dagli italiani – dice Emiliano -. Ora dobbiamo fare di più e meglio. Dobbiamo passare da essere attrattivi soprattutto d’estate, a una vera e propria industria turistica di una regione aperta 365 giorni all’anno. Dobbiamo crescere e arrivare ai primi posti al mondo. Per questo abbiamo redatto il Piano strategico del Turismo che abbiamo chiamato Puglia365. E lo abbiamo fatto coordinandoci con il Piano Nazionale del Ministro Franceschini che lo ha definito il modello cui dovranno ispirarsi le altre regioni italiane. Abbiamo messo a punto un vero e proprio business plan che ci aiuterà a portare avanti una politica del  turismo in Puglia da qui fino al 2025. L’obiettivo? Destagionalizzare, che significa potere avere anche buona occupazione, stabile e non part-time o stagionale per i nostri giovani.  Anche perché se c’è un settore dove si può davvero lavorare per far crescere l’economia e creare posti di lavoro in Puglia, quel settore è il turismo. E bisogna assolutamente combattere i fenomeni distorti della economia sommersa che non genera altro che lavoro nero”.

Il discorso vira poi su sanità e Ilva. “La sanità pugliese – dice Emiliano -, ha fatto e farà il suo dovere con quasi 800milioni di euro in meno e 15mila addetti in meno rispetto all’Emilia Romagna a parità di abitanti e di diritti costituzionali. Eppure ci impongono gli stessi obiettivi da raggiungere rispetto a quelli che corrono, anche per loro merito, con due gambe contro di noi che corriamo con una sola. Se la riforma costituzionale avesse sancito la effettiva parificazione tra le Regioni del Sud e le Regioni del Nord, almeno per il diritto alla salute, imponendo il principio che a parità di obiettivi devono corrispondere parità di personale e di risorse, non credo che ci sarebbero dubbi sull’esito dello stesso. Ma purtroppo non è così. Le diseguaglianze di sempre sono ignorate dalla riforma. A Taranto per esempio mettiamo insieme un bel fatturato per l’oncologia del Nord”.

“Lunedì trasmetterò un rapporto anche a lei in modo che possa studiarlo assieme alla proposta di decarbonizzazione dell’Ilva e della centrale Enel di Cerano a Brindisi che le ho mandato nell’autunno dell’anno scorso per la quale sono in trepidante attesa di una risposta – continua Emiliano -. I decreti legge, ben dieci, che consentono alla fabbrica sequestrata di continuare a uccidere rendono inefficace il sequestro da parte della magistratura che procede per il reato di avvelenamento di sostanze alimentari, reato doloso gravissimo come quello di strage e quindi di competenza della Corte d’Assise di Taranto. La Puglia così è gravata non solo dai lutti, e basterebbe, ma anche dai costi supplementari delle cure e dal disagio ulteriore di chi deve, per salvarsi dall’inquinamento  e dalle malattie mortali da questo procurate, andare fuori regione per curare molto spesso i propri bambini”.

“Se disciplinatamente la Regione Puglia ha definito la nuova rete ospedaliera pugliese, valutata già favorevolmente dal competente tavolo ministeriale, riducendo da 39 a 31 il numero degli ospedali – conclude Emiliano prima di chiudere il suo intervento con l’argomento gas -, mi sembra giusto concedere a Taranto, in anticipazione alle somme che Stato italiano certamente dovrà pagare a titolo risarcitorio alla comunità locale che ha fatto ricorso in tal senso all’Alta Corte di Giustizia Europea, una deroga alla assunzione di personale ed ai limiti del DM70 per un ammontare almeno pari a 50milioni di euro all’anno, visto che lo Stato per sostenere la produzione Ilva da qualche anno sta sopportando perdite che taluni autorevoli osservatori ritengono ammontare a 50milioni di euro al mese. Anche in quest’ottica per fronteggiare dati epidemiologici fuori scala, nonostante la scarsità di risorse e di personale e di posti letto, è stata potenziata la rete oncologica regionale, mediante il trasferimento di alcune funzioni specifiche strettamente connesse con la citata rete, presso l’IRCCS Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari che non chiuderà come qualcuno in passato aveva progettato a causa dei debiti, ma anzi verrà rafforzato e  diventerà l’Hub della rete oncologica pugliese collegato direttamente all’Ospedale Moscati di Taranto che verrà trasformato nel Polo Oncologico tarantino. Ma per far questo senza lesinare posti letto, personale e soldi, proprio a Taranto, occorrono le deroghe da me già richieste alla Commissioni parlamentari competenti in occasione della discussione degli emendamenti in sede di conversione dell’ultimo dei dieci decreti Ilva, quello che dovrebbe favorirne la vendita a privati per far cessare le perdite in danno dello Stato”.

Poi è la volta del premier Matteo Renzi, che prima di salire sul palco ha incontrato i familiari delle vittime del disastro ferroviario del 12 luglio scorso. “Pennetta e Vinci, da brave pugliesi, ci hanno regalato un sogno – ha detto – Bari è la città del dialogo e il ponte inaugurato oggi è una bella metafora. È stata un’estate difficile”. Il discorso prosegue sulle tematiche legate Mezzogiorno. “Rispetto a due anni fa – continua – quando sono venuto la prima volta qui, il pil del Sud è salito dell’1 per cento e gli occupati dell’1,6 per cento. Dal 2008 al 2014 il pil del Sud erano crollato del 9 per cento. Questa è la realtà, questi sono i dati ufficiali”.

Non mancano coccole al sindaco Decaro, per lui Antonio e frecciate al presidente della Regione, come quando dice: “I numeri pugliesi elencati da Emiliano sono ottimi ma non sufficienti per le potenzialità di questa regione”. L’invito è quello a fare sistema. “Io ad un Mezzogiorno de-industrializzato non ci credo, mi fa paura. La Puglia non è solo la terra dove si offre un bicchiere di vino al turista, questo è stato l’errore del passato che ha impedito di creare infrastrutture fondamentali – dice Renzi -. Non si blocchino le opere pubbliche, si blocchino i ladri. Il riferimento è al sindaco Raggi. “Possiamo essere protagonisti del mondo che cambia se mettiamo al centro non ciò che ci divide ma ciò che ci unisce”, conclude il suo discorso a braccio il Presidente del Consiglio.

Dopo le parole i fatti. Renzi ed Emiliano hanno firmato il patto per la Puglia, che prevede fondi per la regione pari a 2 miliardi e 71 milioni di euro. Ai quali si aggiungeranno 1,4 miliardi del Cipe. Finanziamenti che serviranno a realizzare quaranta interventi: il raccordo ferroviario Brindisi Nord, l’adeguamento della stazione di Francavilla Fontana, la strada Talsano Avetrana, l’elettrificazione della tratta Lecce Martina delle Sud Est, la Piattaforma logistica ferroviari integrata di Foggia-Incoronata, la tangenziale di Foggia e la messa in sicurezza della viabilità interna dei Monti Dauni. Cinquanta milioni, invece, saranno investiti per il tardivo miglioramento della sicurezza nelle linee ferroviarie a binario unico; altri trentasei per la metropolitana del San Paolo, nella tratta della zona Cecilia.