Quarantasette anni, senza una gamba, senza lavoro, sposato e con un figlio. Alessandro “abita” a villa Roth da un pezzo, da prima che scoppiasse il casino e avvenisse lo sgombero, con tutto quello che n’è seguito, polemiche e occupazione della ex Caserma Rossani incluse. In tutto sono 5 i nuclei di cittadini baresi che hanno trovato riparo sotto il tetto delle mille polemiche.

A villa Roth le cose che non vanno sono tante, a partire dalla difficile convivenza con i migranti dell’ex Set, presi e portati in fretta e furia senza prima avviare un percorso di conoscenza reciproca, per un vero processo di integrazione ci dice Alessandro al microfono. Gli uni e gli altri si sono trovati all’improvviso dentro lo stesso pentolone scomodo, ci ha raccontato, naturale la conseguente complessità del trovare un equilibro reciproco.

A villa Roth abbiamo trovato stanze vuote, mentre a Bari c’è chi è costretto a dormire per strada al freddo e al gelo. Con grande sorpresa, abbiamo ritrovato Cosimo, autore del clamoroso gesto di protesta contro l’assessore Brandi, quando a fine novembre lanciò un sasso contro la sede dell’assessorato, e dello sfogo contro l’assessore Bottalico, perché non riusciva ad avere un posto dove dormire ed era costretto a rifugiarsi in un cantiere. Lo abbiamo trovato in condizioni nettamente migliori, da qualche giorno dorme nel letto del figlio di Alessandro, in un gesto di solidarietà tra chi non ha molto, ma quel poco che ha lo mette a disposizione di chi sta messo peggio.

Alessandro punta il dito contro i bagni in condizioni penose e i problemi di sicurezza, ringrazia chi gli fa fare un lavoretto ogni tanto, permettendogli di guadagnare qualcosa, e chi sostiene lui e suoi “coinquilini” dandogli da mangiare. Tra loro, gli abitanti di villa Roth si stanno organizzando, vogliono fondare un’associazione che tuteli i diritti dei senza fissa dimora baresi, dato che secondo loro non ci pensa nessuno.

La storia di villa Roth, racconta Alessandro, è un po’ diversa da come è stata scritta sui giornali. Prima dello sgombero, ci dice, girava un po’ di tutto durante gli eventi organizzati da quel collettivo, arrivato per dare una mano ai senza tetto e poi cacciato dalle Forze dell’Ordine. Di quell’aiuto previsto, dice, non c’è traccia da nessuna parte.

In questa guerra tra poveri, Bari si appresta a scrivere un’altra pagina che susciterà polemiche, con l’installazione dei container per i migranti vicino alla tendopoli di viale di Maratona, alle spalle del vecchio Stadio della Vittoria, dando luogo, secondo il collettivo “Rivoltiamo la precarietà”, a un nuovo ghetto. Se c’è una cosa che insegna tutta la vicenda di villa Roth, è che a Bari probabilmente manca una visione d’insieme per affrontare concretamente e seriamente il problema dell’integrazione, della seconda accoglienza e dei senza fissa dimora.