Un confronto pacato, civile e incanalato sulla strada del dialogo. La discussione viene alterata soltanto dall’intervento fuori luogo di Giancarlo Ceglie: «Sei un figlio di mammina che in vita sua non ha mai lavorato. Stai attento, perché anche le persone per bene possono perdere la calma e darti mazzate». Una provocazione dettata dall’esasperazione, spiegherà dopo qualche minuto l’artista. Accolta male anche dagli altri operatori della cultura presenti ieri all’incontro con l’assessore Maselli all’Officina degli Esordi. Poi le istanze di un uditorio che continua ad aspettare Godot e la difesa d’ufficio dell’amministratore, intervallate dall’intervento di Giuseppe Carrieri, consigliere di Impegno Civile per Bari e unico altro rappresentante del Comune presente in sala. Non c’era il sindaco Decaro, che evidentemente avrà altre occasioni per confrontarsi in modo diretto con quello che di fatto è un comparto produttivo della città.

Le richieste degli addetti ai lavori sono chiare: ottenere un dialogo simmetrico con chi gestisce la cosa pubblica, maggiore trasparenza, tempistiche più appropriate in merito a bandi “sospetti” e massima chiarezza su regole e regolamenti. Non fosse altro che l’assenza di regole produce delle storture che mandano in crisi qualsiasi sistema economico e produttivo, dicono alternandosi al microfono. Il parterre è tutto fuorché occasionale. Moltissimi capistruttura e tanti rappresentanti di aziende attive nel settore, riuniti non per condividere lamentele, come specifica Elisabetta Pani, ma possibilmente per condividere un progetto che assicuri la crescita di tutti.

Silvio Maselli parla dopo aver ascoltato tutti gli interventi e lo fa, orologio alla mano, per 39 minuti di fila. L’arringa difensiva è corposa ma di fatto offre poche soluzioni pratiche. La premessa dell’assessore alle culture e al turismo è politichese allo stato puro: abbiamo trovato una situazione miserrima, dateci tempo. L’assessore ricorda la necessità di tutelare il Petruzzelli, definita come la principale istituzione culturale della città, e di come questa tutela, a causa di nefaste gestioni precedenti, costi in soldoni ben due dei tre milioni di euro di cui dispone per far funzionare la giostra della cultura barese. Ha parole di approvazione rispetto all’azione compiuta dai promotori dell’incontro, pur rimproverando loro il fatto di essere passati prima dalle pagine dei giornali, promette altri momenti di confronto e illustra la strategia avviata dall’amministrazione che negli anni dovrebbe fare di Bari un polo attrattivo per pubblico e turisti. Sviscera numeri di bilancio. Dei 330 milioni incassati dal Comune, dice, 55 sono dedicati al welfare, 45 all’Amtab, 65 all’Amiu, 90 al personale comunale e 40 alla scuola. Con quei pochi soldi a disposizione non si può fare di più, si giustifica. Aggiungendo come la programmazione, ad esempio, di Natale e Capodanno sia impossibile da fare in tempi più comodi dovendo ricorrere puntualmente al fondo di riserva del sindaco Ipotizzando per il prossimo futuro una suggestione che risponde all’introduzione dell’imposta di soggiorno.

Bene l’idea del dialogo permanente sulle dinamiche culturali che riguardano la città, rispondono dalla platea. Non sono invece d’accordo sulla tutela ad oltranza del Petruzzelli e nel caso propongono comunque una soluzione ben più pratica: «I due milioni che il bilancio dedica al teatro devono avere una ricaduta sul territorio. Anche in termini di co-produzioni, ad esempio. Perché non pensare di destinare una quota parte di quel danaro, il 10% o magari il 20%, per produrre qualcosa con i professionisti del territorio?». Ecco una delle proposte che presto verrà formalizzata. Idee che si aggiungeranno a quelle, auspicabili, che offrirà il Comune. «Non c’è scritto da nessuna parte – continuano – che Amtab e Amiu debbano assorbire 110 milioni di euro del bilancio comunale. Non brillano certo in “governance” eppure sono tutelate da ingenti investimenti. Limarli di percentuali irrisorie significherebbe rimpinguare una parte dell’insufficiente bilancio dedicato alla cultura». Eccone un’altra. Di senso pratico decisamente superiore rispetto alla tanta fuffa proposta dall’altra parte.

Staremo a vedere. Al primo passo dell’assemblea di ieri infatti, a breve giro, ne seguiranno altri. Nel frattempo, apprendiamo due buone notizie: Silvio Maselli ha dichiarato pubblicamente che non si candiderà più e che chiusa questa esperienza non farà più l’assessore. Probabilmente la migliore risposta pratica ai problemi della cultura nella città di Bari. Volesse anticipare il suo abbandono alla politica non ci strapperemo i capelli.