L’ex presidente dell’Amtab, Antonio Di Matteo, continua a raccontare la sua verità sull’azienda municipalizzata del trasporto pubblico barese (qui la prima puntata). Appena insediato, a dicembre del 2006, rilascia alcune dichiarazioni senza sapere cosa poi gli sarebbe successo. “Mettevo a nudo la difficile situazione economico-finanziaria nella quale versavano l’Amtab, che gestiva il trasporto pubblico cittadino e la Stm, che gestiva i servizi della mobilità – spiega – Alla fine dell’esercizio del 2006 le due aziende avevano accumulato complessivamente perdite per 6.350,000 euro”. Condizione prossima al fallimento, che imponeva un importante intervento dell’Amminstrazione comunale.

“Era una situazione simile a quella dell’Amtab dei nostri giorni – incalza l’ex presidente – ma con una differenza sostanziale. L’Amtab, allora, dal sindaco Emiliano non ricevette nulla, al contrario della ricapitalizzazione voluta da Antonio Decaro”. Dopo quelle dichiarazioni a Di Matteo arriva una “riservata”, proprio come un “messaggio urbi et orbi del Papa”. Poche righe. “Era una dura reprimenda nei miei confronti – continua senza specificarne i contenuti – Se Amtab ed Stm fossero state aziende quotate in borsa, l’iniziativa di Emiliano avrebbe avuto senso, ma i cittadini di Bari, i veri proprietari delle aziende, dovevano sapere”. Fu un brutto fine anno per il numero uno della municipalizzata. Neppure il 2007, però, iniziò molto meglio. Dopo l’Epifania, per quelle dichiarazioni rese ai giornali, Di Matteo viene convocato dagli assessori Michele Monno e Antonio Decaro. Appuntamento in via Giulio Petroni, dove ha sede l’assessorato alla Mobilità.

“Mi fu fatta una classica lavata di testa – racconta – nonostante avessi detto la verità, nient’altro che la verità. In quei giorni mi posi una domanda alla quale ebbi una risposta solo diverso tempo dopo: perché un attacco così duro nei miei confronti? La situazione da me denunciata sullo stato dell’Amtab non era il frutto della gestione dell’Amministrazione Emiliano, bensì di quella di centrodestra guidata da Simeone Di Cagno Abbrescia”. La risposta? “Avevo ricevuto un trattamento simile a quello riservato ad agosto del 2005 a Marida Dentamaro, alla quale il sindaco Emiliano ritirò la delega di vicesindaco e di assessore per aver rilasciato alcune critiche alla stampa sull’operato della Giunta in merito a questioni attinenti le politiche del decentramento amministrativo, sulle quali aveva tra l’altro piena titolarità”.

Al presidente dell’Amtab non arrivò subito il cartellino rosso, ma una “semplice” ammonizione: “l’invito a continuare a tenere la testa china”. L’Amtab a quei tempi era considerata una sorta di bancomat dell’Amministrazione comunale. Mancano i soldi nelle casse pubbliche? Prendiamoli dall’Amtab, per esempio non dando ciò che gli spetta, lasciandola andare avanti per inerzia. Nel 2009 la società acquistò 28 nuovi autobus. Per comprare i mezzi, inaugurati in pompa magna dal sindaco Emiliano, approfittando della festa per la promozione del Bari in serie A, la Regione intervenne con 3.240,000 euro, in aggiunta al milione e 300mila euro messi sul tavolo dall’Amtab.

“L’Amministrazione comunale – tuona Di Matteo – non non mise nemmeno un centesimo per quell’investimento così importante per la città”. Un bancomat, abbiamo detto. “Il Comune vantava crediti nei confronti dell’Amtab risalenti agli esercizi finanziari del 1991, 1992 e 1993. Al Cda dell’Amtab fu imposto di estinguere il debito. Nel giro di 20 mesi, di soli 20 mesi, a prtire dal marzo 2009, ben 8.500,000 di euro finirono nelle casse comunali, prosciugando quelle della municipalizzata”. Con questa operazione il quadro economico non cambiava, ma quello finanziario sì. Non c’era liquidità e diventava difficile fare qualunque cosa. L’accanimento pare sia stato totale. “Diversamente da quanto può pensare il cittadino – precisa Di Matteo – non è l’Amtab a determinare i prezzi dei biglietti, degli abbonamenti o a stabilire agevolazioni tariffarie, bensì l’Amministrazione comunale. Lo studente, per esempio, non paga l’abbonamento mensile a prezzo pieno di 33 euro, ma 20 euro. I restanti 13 euro dovrebbero essere corrisposti all’Amtab proprio dal Comune. A copertura dell’onere complessivo di tutte le riduzioni e agevolazioni, la cosiddetta integrazione tariffaria, nel Bilancio comunale c’era un apposito fondo di 2.187,692 euro più iva”.

Tra il 2008 e il 2010 l’incremento della vendita di biglietti e abbonamenti rese quell’integrazione del tutto insufficiente. “Il Cda dell’Amtab – aggiunge Di Matteo – chiese con insistenza all’assessore al Bilancio Giovanni Giannini di versare interamente l’integrazione, aumentando la dotazione del fondo. Ci sarebbe stato bisogno di una variazione di Bilancio”. All’appello mancavano 1.267,082 euro. “Non so se negli anni successivi al termine del mio mandato, cessato a maggio del 2011, le cose siano cambiate. Fatto è che l’Amministrazione comunale targata Emiliano, nel giro di tre anni non versò all’Amtab 1.267,082 euro, la stessa amministrazione che pretese dall’azienda il rimborso, in appena 20 mesi, di ben 8 milioni e mezzo di euro per debiti accumulati da chi gestiva la municipalizzata tra il 1991 e il 1993”. Ma la storia non finisce qui…