È durato tutto una manciata di secondi. Erano in due, organizzati come coltellini svizzeri e coordinati come danzatori dervisci. Uno stendeva la colla per manifesti in lunghe pennellate veloci e precise, degne di un maestro della spada giapponese, l’altro, a ruota, attaccava i manifesti a raffica, con movimenti calcolati e fluidi, per perdere meno tempo possibile, come un sensei della più raffinata arte marziale orientale. Erano ninja dell’affissione selvaggia.

Posizionavano i manifesti strategicamente al centro del tabellone, a coprire tutti quelli sotto e se trovavano un ostacolo, un manifesto precedente strappato, lo abbattevano, lasciando i brandelli per terra. Fluidi, aggraziati, rapidi. Vederli all’opera susciava emozioni contrastanti, tra l’ammirazione divertita per la maestria della tecnica e lo sdegno per la natura abusiva dell’affissione. Certamente non erano degli attacchini improvvisati.

Nemmeno un minuto e in via Kennedy, angolo con via Luigi De Laurentis, sui tabelloni destinati ai manifesti elettorali, sugli stessi manifesti elettorali sono comparse otto nuove locandine abusive. Sono sette secondi e mezzo a locandina. A nulla è valsa la telefonata di segnalazione ai vigili urbani, era impossibile coglierli sul fatto, a meno che una pattuglia non fosse passata di lì per caso.

Certo, non sappiamo se Pistolato si sia rivolto alle stesse persone che “Avevano bisogno di lavorare”, quello che è certo è che questi ninja non si sono improvvisati attacchini alla bisogna.