Gli infermieri danno i voti al 118 barese e propongono interventi, per la verità lo fanno da anni e da anni vengono quasi sistematicamente ignorati. Quattro capitoli: sistemazione logistica, comunicazione, funzionalità, organizzazione e informazione, per fare il punto di una situazione non facile. Poche luci e molte ombre. Sei infermieri su dieci consiglierebbero comunque ai colleghi di lavorare nel 118, ma li avvertono: non è tutto rose e fiori. Postazioni inadeguate, la solita incongruenza tra centrale operativa e coordinamento, mobbing, lunghi tempi di attesa nei pronto soccorso, ambulanze aziendali da buttare, formazione da migliorare, solo per citare alcune delle questioni sollevate. Il rapporto è frutto di un questionario distribuito a 185 infermieri,  elaborato dal Collegio Ipasvi provinciale di Bari. Ci fa piacere constatare che la maggioranza delle risposte confermi quanto da alcuni anni denunciamo – secondo qualcuno ossessivamente – su certe dinamiche del 118.

IL RAPPORTO

Comunicazione – La comunicazione tra tutti gli operatori all’interno delle postazioni è buona, così come quella con i soccorritori presenti a bordo dei mezzi delle associazioni di volontariato. Deve essere migliorata, invece, la comunicazione con la centrale operativa/ coordinamento 118/postazioni 118. Il 56% le giudica in modo negativo. Si intuisce la necessità di una collaborazione continua e sistematica tra la parte operativa e quella organizzativa. Le direttive seguono percorsi autonomi, soprattutto in funzione del fatto che l’una è rappresentativa del Policlinico di Bari e l’altra è gestita dalla Asl Bari che, tra l’altro, hanno risorse e priorità diverse. La tempestività e la diffusione delle informazioni è negativa (per entrambi il 59%). Aspetti inquietanti si nascondono dietro quel 34% degli infermieri che asserisce di aver subito fenomeni di mobbing e che spesso vede coinvolti coloro che hanno un contratto a tempo determinato. In senso assoluto è inspiegabile e ingiustificato che il personale non sia a conoscenza dei turni di reperibilità del coordinamento infermieristico 118 e, ancor di più, non è a conoscenza dei turni di reperibilità del personale preposto alla sostituzione/manutenzione dei mezzi aziendali in un sistema dove nulla dovrebbe essere lacunoso o casuale.

Sistemazione Logistica – Nel 50% delle schede analizzate le postazioni risultano essere inadeguate, negli ambienti, nella sicurezza, nel confort climatico e nell’igiene. Il dato evidenzia la necessità di interventi urgenti e risolutivi per rendere idonee le postazioni. Per ciò che riguarda i mezzi di soccorso si evince che, pur essendoci gli spazi a loro regolarmente assegnati, più del 50% non dispone di adeguato ricovero. Più che buono l’approvvigionamento della farmacia e la conservazione dei farmaci. Le divise, sporche e pulite, non vengono ritirate e consegnate, quindi il personale  le lava all’interno delle proprie abitazioni o ricorrendo alle lavanderie, con un aggravio di spese. La contemporanea presenza dei frigoriferi e dei termo box per la parallela conservazione dei liquidi freddi e caldi è presente nella sola metà dei casi.

Organizzazione e informazione – Si evidenzia disinformazione per la privacy, rischio clinico e documento di valutazione dei rischi. Gli ordini di servizio nel 50% dei casi non vengono effettuati nelle forme e con le modalità previste dal CCNL. Ritardi nell’attribuzione dei turni di servizio mensili sono evidenziati nel 50% delle schede. Scarsa collaborazione con la centrale operativa è presente nel 54% dei casi, spesso dovuta ai sistemi di comunicazione che non sono immediati e continui (soprattutto durante le fasi del soccorso), dovuti alla mancata realizzazione della rete radio digitale con canale predisposto già previsto dal Burp 103 del 2014. La copresenza del coordinamento 118 e della centrale operativa 118 è giudicata sostanzialmente negativa. La formazione è giudicata soddisfacente in senso complessivo, con picchi di gradimento riferiti al paziente adulto, al paziente pediatrico, alle maxi-emergenza; un po’ meno per ciò che riguarda la scena del crimine e, ancor meno, al soccorso della donna gravida. È pressoché unanime il giudizio sull’importanza dell’attività formativa per i pazienti in Adi (assistenza domiciliare integrata). I mezzi di soccorso sono stati giudicati ampiamente buoni visto l’impianto organizzativo regionale del 2011 che, per quelli in convenzione prevede un parco complessivamente poco usurato perché di recente istituzione. I giudizi negativi sono per le ambulanze aziendali che sono vecchie ed obsolete, in linea con quanto in passato segnalato dal Collegio Ipasvi. In termini di innovazione tecnologica, non più al passo con i tempi, il fax è uno strumento vetusto mentre l’utilizzo del computer è doveroso, sia per completare e ammodernare l’impianto informatico sia per il feedback continuo e sistematico con le varie aree aziendali. Su questo aspetto si è espresso l’89% degli infermieri così come una valutazione molto critica ha riguardato il nuovo piano di riordino a causa della mancata attuazione di quanto pubblicato sul Burp n.6 del 12.01.2010. Per consentire la realizzazione sia del vecchio piano sia dell’ultimo del 2014, si rende più che mai necessaria la presenza sistematica dell’infermiere in ogni postazione e dunque le ambulanze Victor(senza infermiere) non sono più previste e sostituite da quelle India (con infermiere). La presenza di ambulanze Victor tuttora in uso, pregiudica quanto programmato a livello regionale, poiché la sola partenza delle auto-mediche non corrisponde alla funzionalità e operatività dell’intervento. L’assunzione di personale infermieristico è fortemente auspicato in ragione del fatto che la salute del cittadino dipende anche da scelte regionali che devono trovare riscontro nella realtà. Il giudizio negativo espresso dagli infermieri è anche frutto dell’assenza di una rappresentanza infermieristica ai tavoli di programmazione regionale, pur consapevoli delle linee guida nazionali indicate dall’Age.na.s (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).

Funzionalità – Il 60% degli infermieri ritiene che il sistema funziona, tant’è che il 57% lo consiglierebbe ad altri colleghi per eventuali incarichi. Lo staff del coordinamento 118, pur raccogliendo una media dei consensi stentatamente accettabili, ha denunciato note di rilevante criticità, che inducono ponderata riflessione. La centrale operativa 118 in tema di funzionalità percepita dagli infermieri non ha particolari consensi anzi, al contrario, la qualità dei “dispach” è giudicata per lo più negativa. Come più volte evidenziato dal Collegio Ipasvi, si riscontra anche in questo sondaggio l’assenza di protocolli condivisi con la Capitaneria di Porto. I lunghi tempi di attesa nei pronto soccorso sono giudicati negativamente per il 77%. La mancanza cronica di ambulanze è determinata da lunghe soste nei pronto soccorso e la presa in carico del paziente dalla struttura accettante non termina con il triage ospedaliero, ma si protrae sino alla visita del medico in ambulatorio. Altro aspetto che genera sgomento è la mancanza delle simulazioni, evidenziata dal  79% degli infermieri, che nello stesso tempo sottolineano l’importanza e l’urgenza di inserire le simulazioni nella programmazione dell’aggiornamento e della formazione. L’efficacia e la collaborazione del coordinamento 118 è mediocre ed è giudicata negativamente per il 53% degli infermieri. Si ha la certezza che sacche di abbandono e scarso interesse per le singole esigenze rappresentano un nodo problematico irrisolto. I punti di primo intervento (PPI) pur non essendo ritenuti particolarmente importanti, se pur previsti in aumento sul territorio nell’ultimo piano di riordino, vanno potenziati.