La storia dei sei ragazzi che mercoledì sera hanno sventato uno scippo in viale Unità d’Italia, dimostrando coraggio e un grande altruismo, ha fatto il giro della rete (quasi 40mila letture e 13mila condivisioni). Per primi abbiamo chiesto al sindaco di riconoscere pubblicamente il valore di quel gesto. Il forsennato inseguimento allo scippatore, che aveva appena strappato la borsa a una passante, è la metafora di una città perennemente a caccia del suo lato migliore, perbene. Da un lato la propensione ad aiutare chi è in difficoltà senza se e senza ma; dall’altro il menefreghismo nei confronti della cosa pubblica, persino violenza in alcuni momenti.

Da una signora che abita in uno dei palazzi di quel porticato che sbuca in via Capaldi, dove i sei “eroi” passano interi pomeriggi e serate, abbiamo ricevuto questo commento:

“Ho letto il vostro articolo e sono contenta del gesto che hanno compiuto questi ragazzi, ma questi ragazzi di cui parlate sono coloro che, sotto i nostri occhi, continuano a spaccare la serratura del portone. E noi continiuamo a pagare per loro; che si siedono davanti al portone impedendoci di entrare nelle nostre case, perché si spostano con maleducazione, in particolare c’è una ragazza maleducatissima che non si sposta proprio. Questi ragazzi sono stati identificati dai carabinieri chiamati da noi proprio perché ci impediscono l’entrata al portone, questi ragazzi rendono invivibile la vita di chi vive sotto il portico con grida schiamazzi eccetera… a parte quel ragazzino, il secondo da sinistra, che è molto educato e si sposta subito e chiede anche scusa. Per non dire poi di quelli che sporcano i muri, per terra (naturalmente i netturbini presenti rare volte), che giocano a calcio ( il pallone ti arriva addosso e loro continuano a giocare), con lo skateboard, che sniffano non so cosa la notte togliendo specchietti dalle macchine. È successo anche a mia figlia”.

Siamo andati nel portico a constatarne personalmente lo stato (pietoso), a parlare con la gente, con alcuni dei ragazzi che lo hanno eletto loro luogo di ritrovo, per sconfiggere la noia, spesso in maniera irrispettosa. Bari deve diventare necessariamente una città per bene, a tutti i livelli, anche garantendo ai più meritevoli e non solo ai raccomandati i ruoli che gli competono. È fondamentale che ognuno faccia la sua parte e non perché c’è il vigile urbano a fare la multa se non raccogli le deiezioni del tuo cane. Tutti insieme, ognuno a seconda del proprio ruolo, dobbiamo insegnare a questi sei ragazzi che evitare di imbrattare un muro; osservare un comportamento rispettoso; non danneggiare l’auto di un estraneo e non prendersi a botte senza motivo, sono gesti che valgono uno scippo sventato. A quel punto Bari e quei sei ragazzi diventeranno maturi al punto da potersi definire perbene.

Si potrebbe iniziare col dare una sistemata al porticato.