È un giorno qualsiasi di fine agosto 2014. Mente il sindaco Decaro è impegnato nel suo blitz alle officine dell’Amtab grazie al quale scoprirà in che condizioni disastrose versano i pullman, un cittadino barese, il classico uomo normale, sprovvisto di auto e abbonato al servizio di trasporto pubblico, ha un appuntamento dall’altra parte della città. Alle 11:10 è fermo in corso Sonnino alla fermata dell’autobus, in attesa che arrivi il numero 10.

Dopo 20 minuti, il nostro uomo si sposta in via Giulio Petroni, nel tentativo disperato di prendere la navetta D, ma dopo altri 20 minuti trascorsi invano decide di chiamare un taxi, ormai stufo di aspettare. Grazie al poco traffico del periodo feriale, la corsa gli costa “solo” 6,20 euro pari a oltre 5 biglietti dell’autobus.

Alle 12:15 dopo un’ora impiegata per attraversare la città semideserta, raggiunge finalmente il luogo dell’appuntamento, trovando ormai chiuso. Stanco e sfiduciato, decide di tornare a casa. A piedi. In 40 minuti. Lo avesse fatto all’andata, sarebbe arrivato in orario.