Dell’hotel Campus, e della sua chiusura prevista per il prossimo 2 settembre, ci siamo già occupati. A 11 giorni dalla richiesta della Fisascat Cisl di fissare un incontro col rettore dell’università di Bari, per discutere le sorti della struttura, nulla è cambiato, ma già sono state raccolte oltre duemila firme contro la chiusura dell’albergo. Facciamo un passo indietro.

L’hotel, situato all’interno del Campus universitario, è densamente frequentato da studenti fuori sede, ricercatori e docenti, sia baresi che in visita, viste le tariffe fortemente competitive col mercato (una singola costa 40 euro, la doppia 65 euro. Bastano 5 euro per un pranzo completo). Attualmente la struttura è diretta dalla società Gestioni Sud s.r.l., con un contratto di locazione 6+6 anni, in scadenza, per l’appunto, il prossimo 2 settembre, prorogabile per un massimo di 10 anni.

Ora, dopo 12 anni di gestione, l’università a deciso di non rinnovare il contratto di locazione alla Gestioni sud S.r.l. La richiesta, invece è quella di lasciare libera e vuota la struttura già dal 3 settembre. La vicenda, tuttavia, presenta alcuni lati in ombra. A spiegarci la situazione è Giuseppe Boccuzzi, segretario generale aggiunto della Fisascat cisl.

«Noi abbiamo avuto tra le mani il verbale del consiglio di amministrazione del 13 gennaio, dove si paventava l’ipotesi della vendita di alcuni immobili, tra cui quello che ospita l’hotel Campus. Stranamente, poi, nel mese di gennaio, ci arriva un comunicato a firma del rettore, inviato al direttore, su cui c’è scritto che il prossimo due settembre, termine considerato come scadenza dei 12 anni del contratto di locazione commerciale, la struttura dev’essere lasciata vuota, smontando mobili, suppellettili e arredi. La cosa che ci preoccupa è che non c’era stata alcuna delibera per cui si poteva comunicare ufficialmente al direttore della struttura che dal 2 settembre “te ne vai via”. Occorre una delibera e noi, su questo, ci rivolgeremo alla Corte dei Conti.»

Il 13 gennaio di quest’anno, in consiglio di amministrazione, l’università decide di dismettere l’immobile perché il canone di locazione non garantisce la copertura dei costi come la Tasi, Tares e simili.
La domanda è: perchè si è deciso di non rinnovare la locazione al gestore, lasciando vuoto l’immobile ed esponendolo al degrado e all’incuria, invece di rivedere il contratto, adeguandone i costi in base alle spese e quindi, magari, aumentandone il canone? Non sarebbe meglio aumentare l’affitto e continuare a tenere aperto un albergo utile e frequentatissimo, piuttosto che “sfrattare” il locatario e tenersi un immobile vuoto e, col tempo, malandato?

La soluzione quale potrebbe essere? La vendita dell’Immobile? Ma una struttura all’interno del quadrilatero del Campus, idonea solo all’utilizzo alberghiero, in un mercato immobiliare già fortemente in crisi, quante possibilità di essere acquistata ha? E quand’anche venisse comprata e gestita da un privato – perché, a questo punto, solo un privato potrebbe farlo – davvero riuscirebbe a garantire gli stessi prezzi bassi che offre adesso? Noi crediamo di no e, se avessimo ragione, la conseguenza sarebbe uno svuotamento di clienti (posto che l’utente medio della struttura, adesso, è lo studente squattrinato).

«L’hotel Campus è una struttura al servizio del diritto allo studio – Spiega Boccuzzi – Non è un albergo commerciale che metto lì e che deve fare mercato. Mediamente ci vanno da 700 a 800 persone a pranzo, quindi non è una struttura in perdita o in abbandono totale»

Senza contare il personale in servizio nell’albergo, dal momento che la chiusura della struttura comporterebbe anche il licenziamento dei suoi 10 dipendenti.
Dalla Fisascat ci fanno sapere che ancora nessun segno di dialogo arriva dal rettore o dagli organi dirigenziali universitari. Insomma, davvero l’intenzione è quella di chiudere ciecamente il cuore del quadrilatero?