C’è voluta un’intervista confezionata ad arte al Tg2 per sapere dalla viva voce del commissario Fuortes come si fa a risanare enti culturali in profondo rosso. Da otto mesi cerchiamo di saperlo anche noi, ma non ci è mai stata concessa un’intervista, pur avendola chiesta in maniera ufficiale e ufficiosa. Abbiamo ormai compreso che “l’educazione istituzionale” si ferma lì dove iniziano gli imbarazzi, le verità indicibili, l’arroganza del potere.

Nell’unico faccia a faccia, in occasione della presentazione de “La sonnambula”, il commissario ci aveva rassicurato sul fatto che la Fondazione non avesse niente a che fare con l’affissione selvaggia. Salvo scoprire che l’ente è stato condannato in solido al pagamento dell’ammenda. Dettagli. Le prime due domande le rivolgiamo al collega del tg2: sei a conoscenza di ciò che succedendo nei teatri di Bari e Roma, quelli in cui è stato richiesto l’intervento del risanatore? E sai che oltre a essere docente di “Sistemi organizzativi dello spettacolo dal vivo” e amministratore delegato di Musica per Roma Fuortes è, come presidente e socio di maggioranza di IZI Spa, anche fornitore di servizi per il Ministero che lo nomina a risanare gli enti culturali in profondo rosso?

Veniamo, però, al pezzo forte dell’intervista a Fuortes che, alla domanda: come si fa a risanare? Risponde: «Cercando di utilizzare al meglio i finanziamenti che vengono ottenuti, quindi una gestione economica assolutamente in pareggio e fare una programmazione di qualità e popolare. Spesso si ritiene che questi due fattori siano in contrasto. Non è assolutamente vero».

Queste generiche affermazioni sarebbero condivisibili se non fossero smentite da quanto avvenuto al lirico di Bari. Partiamo dall’ultima affermazione: chi determina se una programmazione è di qualità? Non certo chi la realizza e nemmeno quei giornalisti che scrivono sugli stessi giornali che ospitano la pubblicità della programmazione. E popolare cosa significa? Che in questa programmazione ci debbano essere le opere conosciute ai più? O, come sarebbe più giusto, popolare significa che il costo dei biglietti dovrebbe essere maggiormente accessibile al popolo? Non è dato sapere. Si parla, poi, di ottimizzazione dei finanziamenti, come sta succedendo per Elektra?

E allora, approfittando della scia dell’intervista al TG2, proviamo a rivolgere anche noi a Fuortes alcuni dei quesiti accumulati nei 21 mesi di commissariamento barese:

1. Perché ha programmato la messa in scena di Elektra sapendo di non avere un’orchestra adeguata? E perché ha speso 80mila euro per fare un accordo con la Ico di Lecce, quando i maestri dell’orchestra della Provincia di Bari si sarebbero messi a disposizione gratuitamente?

2. Chiuderà anche a Bari il bilancio in pareggio nonostante i mancati contributi dei soci fondatori?

3. Si è fatto due conti su quanto sono costati i 21 mesi di commissariamento e li ha paragonati ai costi della gestione ordinaria? Sa quanto è costato agli italiani, ai pugliesi e ai baresi, lo stuolo di persone chiamate per la “trasferta” al Petruzzelli, mentre alcuni dipendenti dell’ente continuavano a essere pagati senza fare niente?

4. Com’è possibile sapere in un caso con un mese d’anticipo (appalto pulizie), nell’altro addirittura con due mesi (appalto maschere), il nome del vincitore di una gara d’appalto?

5. Ritiene corretto che il direttore luci e fonica del Petruzzelli commissioni lavori senza gare d’appalto all’azienda della moglie di cui, fino a poco prima della nomina, era lui l’amministratore?

6. Può sciogliere i nodi legati al suo conflitto di interessi tra la sua attività imprenditoriale e quella di uomo di governo chiamato a risanare gli enti culturali in profondo rosso?

7. È mai entrato nel laboratorio/deposito del teatro Petruzzelli, dove si lavora in barba alle più elementari norme di sicurezza, mentre per molto meno alcuni piccoli teatri chiudono?

8. La programmazione di qualità prevede anche esordire con il Lago dei Cigni a Roma, utilizzando la registrazione carpita alle prove generali, perché l’orchestra era in sciopero, il tutto senza dire nulla ai sindacati?

9. Gestione oculata significa chiedere l’accesso alla Legge Bray per sanare un buco il cui ammontare è ancora misterioso, anche in questo caso senza il minimo coinvolgimento dei sindacati?

10. Ha provato a mettersi nei panni dei custodi della Fondazione, costretti a vivere con 3,90 euro l’ora e uno stipendio mensile che non supera i 700 euro, mentre alcuni servizi di guardiania vengono affidati a un’azienda diversa da quella che ha vinto la gara europea?

11. Si è mai interessato della gestione delle sale gestite dalla Fondazione? Sa che vengono utilizzate senza rispettare gli accordi con il Comune di Bari e in alcuni casi per gli interessi personali di qualcuno?

12. Cosa significa la dicitura che compare nella prima “gara” per la realizzazione dei costumi dell’Otello: “l’importo definitivo e le modalità di pagamento saranno concordate e condivise con l’eventuale aggiudicatario”, “inventata” dal direttore degli allestimenti che si pone anche come responsabile del procedimento, non avendone le competenze amministrative?

13. Perché ha eluso per 14 mesi il chiarissimo invito del Capo dello Stato volto ad “affrontare con chiarezza e spirito di collaborazione” i nodi irrisolti con la soc. coop. Artelier?

14. Perché ha taciuto ai soci fondatori, agli abbonati, e a tutti i soggetti interessati che gli spettacoli Otello e La Sonnambula sono in realtà delle riprese di messe in scena del 2010, fatte passare, invece, per “nuovi allestimenti”?

15. E perché non rivela i costi dei cachet dei costumisti, scenografi, registi, eludendo le chiare domande del consigliere comunale Angelo Tomasicchio?

16. Le sembra di fornire gli estremi per la “massima partecipazione” alle aziende, offrendo loro appena tre settimane per la realizzazione di 123 costumi, come nel caso di Otello?

17. Quali criteri (se ce ne sono), utilizza la Fondazione Petruzzelli per disciplinare il sotto-soglia (da 0 a 40.000 euro) per l’affidamento di servizi e forniture? È discrezionale? E chi opera tale discrezione?

18. Atteso che la pianta organica approvata dal Ministero prevede solo due unità nel reparto sartoria, da chi e con quali criteri di equità e trasparenza, recluta tutto il personale aggiuntivo (sarte, vestiaristi, etc) necessario a ogni spettacolo?

19. Perché non ha attivato procedure concorsuali per la composizione della pianta organica nei reparti tecnici e amministrativi?

20. Perchè, contrariamente a quanto dispone la Legge, non ha avviato azioni di responsabilità in ragione dell’entità del debito da lei rilevato al suo arrivo? E a quanto ammontava questo debito secondo la due diligence?

21. Come mai il Sig.Lagattolla (professionista a contratto annuale) dalla controversa gara dei costumi per Otello, non ha più ricoperto la funzione di responsabile del procedimento? Non poteva forse farlo?  

22. Con quali titoli una corista ricopre l’incarico di capo del personale?

23. Il direttore amministrativo ha qualche responsabilità in merito a tutte queste distrazioni, omissioni e amnesie?

Commissario, se proprio non vuole rilasciarci un’intervista sul palco del Petruzzelli, può andar bene anche una lettera. In tal caso le invieremmo le altre decine di domande che, per evitare di essere eccessivamente prolissi, non abbiamo scritto qui. Qualunque cosa purché dia delle risposte ai baresi, sempre che non debba poi darle al nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione.