Molestata in pieno centro, nei pressi della Questura, alle quattro del pomeriggio e senza la possibilità di denunciare il suo aggressore. Il racconto della signora Patrizia, per certi versi davvero sconcertante, è pubblico e depositato da alcune ore sulla pagina Facebook del sindaco Antonio Decaro. Il profilo dal quale la storia viene sviscerata è quello di una nota attività commerciale di corso Vittorio Emanuele: la gelateria Re Vittorio. La narrazione è ricca di dettagli che, qualora fossero opportunamente verificati, getterebbero un’ombra davvero molto lunga sulla gestione della pubblica sicurezza nella città di Bari e sulle nuove misure escogitate dal ministro dell’Interno Alfano per fare in modo che i baresi possano sentirsi più tranquilli. Ecco il racconto:

Buongiorno signor Sindaco, mi chiamo Patrizia e le scrivo per raccontarle ciò che mi è accaduto ieri pomeriggio nella nostra amata città. Sono le ore 16.00 e come tutti i pomeriggi porto il mio animale domestico a fare una passeggiata. Abitando nei pressi della Cattedrale San Sabino, la mia consueta passeggiata avviene nel giardino fronte Questura. Passeggio tranquilla, con il mio cane contento di essere in giro, e mentre avevo il capo basso sul mio cellulare per inviare un messaggio a mio fratello qualcuno mi afferra il braccio. Spaventata e ignara di quello che mi stava capitando, alzo il capo e vedo un extracomunitario che mi era venuto incontro con pantaloni e slip abbassati. A quel punto inizio a urlare e corro verso un ragazzo, il quale incredulo mi aiuta a raggiungere una strada sicura.

Arrivo spaventata in piazza Odegitria, dove da ieri, come lei ben sa, sono iniziati i presidi dell’esercito insieme alla Polizia. Piango, racconto l’accaduto al militare sperando che potesse venire con me e riuscire a prendere quell’uomo per poterlo portare dalla Polizia ma nulla: lui da quella postazione non si può muovere. Mi dice “signora non si preoccupi, chiamo i colleghi”. Fra me e me penso “aspettiamo arriveranno”. Passa mezzora e arrivano due militari e due agenti della Polizia. Racconto l’accaduto, si guardano tra di loro, ci pensano e la poliziotta mi risponde “Sì ma di extracomunitari ce ne sono tanti, mica solo lì. Mi spiace ma noi non ci possiamo muovere. Dobbiamo chiamare una volante”. Aspettiamo, mi dico, qualcuno arriverà. Dopo una mezzora arriva la volante, racconto quanto accaduto, mi chiedono una descrizione e di fornire i miei documenti. A quel punto dico anche a loro che ero disponibile ad andare a cercare l’aggressore ma niente: mi dicono che hanno da fare e che con calma sarebbero andati loro. Nel frattempo, mi chiedono se potevo andare in questura ad esporre denuncia.

Mi reco lì, aspetto il mio turno, finalmente entro, racconto l’accaduto e mi dicono “Signora ci sa fornire nome e cognome della persona?”. Gli rispondo di no, che per fortuna non lo conosco e non so chi sia. A quel punto mi sento dire “Bene, non può esporre denuncia. A chi facciamo la denuncia. all’aria?”. Ecco quanto accaduto. Ora la mia domanda è: a che servono i presidi se non aiutano i cittadini che chiedono loro aiuto? Lei non ha paura a far uscire sua moglie e i suoi figli? In che città viviamo se non siamo liberi di uscire alle 16.00 in pieno centro cittadino?

Io non uscirò più sola perché ieri quell’extracomunitario poteva abusare tranquillamente di me, tanto la Polizia aveva di meglio da fare. La ringrazio in anticipo per il tempo dedicatomi le auguro una buona giornata.