C’è un fermento che scuote il mondo del volontariato e che non si chiama abnegazione o spirito di dedizione. Che ci sia una crisi travolgente è ormai un fatto noto, com’è noto che molti dei volontari che frequentano associazioni come la Croce Rossa Italiana siano disoccupati o giovani in cerca del primo impiego. A fare il volontario si fatica. C’è gente che usa così il suo tempo libero; ce n’è altra che spesso rischia la vita o un incidente invalidante per mettersi a disposizione del prossimo. A molti, però, non va proprio giù la discriminazione subta in alcuni Comitati locali e provinciali della Croce Rossa.

Proprio nella nuova Croce Rossa Italiana, quella privatizzata dal martello censore del presidentissimo Francesco Rocca, tra le negoziazioni sul servizio di 118 e le convenzioni con le prefetture per l’accoglienza degli immigrati, arrivano soldi pubblici. Oltre che a pagare le acquisizioni dei beni e di servizi necessari per la gestione delle persone che si accolgono, i danari servono anche per retribuire chi presta servizio.

Qui sono i Presidenti locali e provinciali a farla da padrone. Forti della poca trasparenza che la gestione privatizzata consente loro nella gestione del denaro e nell’attribuzione di incarichi e retribuzioni, non fanno di tutta l’erba un fascio, anzi, selezionano con cura e dovizia i volontari ai quali attribuire contratti di collaborazione e rimborsi spese. Mancando l’obbligo dell’evidenza pubblica, non esiste un posto dove vedere esposti elenchi di nominativi e graduatorie di valutazione e di merito.

Tutto in silenzio, ma pare che questo sistema sia efficacissimo. Le solite malelingue che, guarda caso, sembra parlino solo con noi, ci spiegano che tutto questo movimento di mance e prebende è in previsione delle prossime imminenti elezioni. Elezioni che, a quanto pare, potrebbero svolgersi prima del prossimo Natale e vedranno messi in palio tutti i posti di Presidente, ad ogni livello territoriale fino a quello di via Toscana, posto che dopo la prossima tornata di dismissioni lo storico palazzo sia ancora annoverabile nel patrimonio dell’associazione di volontariato più grande d’Italia.

Nel frattempo il colore rosso della tuta di servizio, che tutti indipendentemente dalla funzione e dall’incarico devono indossare, non aiuta a capire se il giovanotto che si prodiga davanti a voi, sia in ambulanza che in altri servizi d’istituto, a fine mese possa trasformare questa sua passione per il prossimo in un piccolo reddito o meno, ovvero se questi sia dipendente o volontario puro. Ma sapete com’è, se nel torbido si pesca sempre meglio. Questa è la morale di quella che voi tutti chiamate ancora privatizzazione.