La competizione politica nel capoluogo pugliese diventa terreno di prova per il Centrosinistra, che cerca di mantenere la guida progressista in un contesto nazionale dominato dal governo Meloni. Le trattative per formare un “campo largo” diventano cruciali, con la sfida di giugno considerata un banco di prova significativo per la coalizione.

La compatta unità del Centrosinistra diventa imperativa per garantire la competitività nella corsa e, potenzialmente, per ottenere una vittoria al primo turno. Il Nazareno ha invitato gli alleati a riflettere sulle dinamiche in corso in Puglia, prendendo spunto dalla collaborazione unitaria con Si e M5S per le regionali della Sardegna e dell’Abruzzo, dove è stata raggiunta una intesa molto ampia.

I pentastellati discutono internamente sulle opportunità per Bari dopo il successo nel congelare l’opzione delle primarie, una decisione ratificata anche dal capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia nell’assemblea cittadina dem. Paola Taverna, figura di spicco nel movimento guidato da Giuseppe Conte, si occupa delle questioni legate alle amministrative, cercando di conciliare le ansie identitarie con la necessità di sviluppare una classe dirigente nei territori. Una vittoria nei municipi potrebbe essere sfruttata per implementare proposte a favore dei non garantiti e per promuovere una svolta green.

Il segretario regionale 5S, Leonardo Donno, afferma che al momento non ci sono novità, ma la linea del Movimento è caratterizzata da un’equidistanza apparente dal Pd e dall’ala identitaria della sinistra schierata con Michele Laforgia. L’impasse potrebbe essere risolta con una scelta dei grillini tra le opzioni disponibili.

Recentemente, Nichi Vendola, neopresidente di Sinistra Italiana, è stato a Bari per un confronto con il sindaco Antonio Decaro sullo stato delle questioni relative alle elezioni comunali. Vendola aveva già schierato il partito a sostegno di Michele Laforgia, ma è consapevole che a livello regionale la coalizione ha riconosciuto alla Sinistra un assessorato nonostante la lista progressista e socialista non avesse superato la soglia per accedere alla ripartizione dei seggi.

Il Pd potrebbe influenzare il gioco indicando un candidato super partes, in grado di vincere le ritrosie della parte “ribelle” della coalizione. Le opzioni includono il capo di gabinetto di Decaro, Vito Leccese, il vicesindaco Eugenio Di Sciascio e Stefano Bronzini, rettore dell’Università di Bari. Se non si troverà una via per un candidato di sintesi, le primarie rimangono un’opzione estrema.