Jean-Francois Gillet, ex storico portiere del Bari, è triste. L’accoglienza al San Nicola, riservatagli dai sostenitori biancorossi nella sua prima apparizione da avvesrario dopo la vicenda del calcioscommesse, è stata dura, è vero. Ma a ragion veduta.

I tifosi vivono di emozioni, e non dimenticano. Hanno pianto con il portierone belga quando ha abbandonato il capoluogo per andare a giocare a Torino, ma hanno versato lacrime amare una volta scoperto “il tradimento” del loro beniamino. Gillet, dopo la partita di martedì sera a Bari, parlando con i giornalisti ha detto di “aver dato l’anima ogni giorno per dieci anni“. Nessuno lo mette in dubbio, ma la sua condanna per omessa denuncia nella storia del calcioscommesse non è andata giù alla maggior parte dei baresi.

Il suo avvocato, Antonio D’Alesio, difende a spada tratta Gillet, criticando le bordate di fischi dei tifosi ed elogiando l’atteggiamento del suo assistito, il quale a suo dire meriterebbe quasi un premio per il solo fatto di essere sceso in campo contro la sua ex squadra. Il legale, intervistato da Tuttosport, ha dichiarato quanto segue. “Gillet è stato ferito nell’anima. Ammetto che abbia delle responsabilità, ma martedì ha fatto l’uomo fino in fondo perché ha detto sì al suo allenatore quando gli ha chiesto se se la sentisse di giocare, nonostante sapesse quale accoglienza gli sarebbe stata riservata. Martedì è stata scritta una delle pagine più tristi del calcio barese. Gillet è stato fatto letteralmente oggetto di una lapidazione: è stato assolto dall’accusa di illecito sportivo nell’ultimo grado della giustizia sportiva, mentre è stato condannato per slealtà sportiva, vale a dire per non essersi impegnato al massimo in una partita, quella contro la Salernitana. E per il match con il Treviso è stato condannato per omessa denuncia, per fatti che conosceva ma di cui non era responsabile».

Forse il legale non è un esperto del mondo del calcio. O ha la memoria corta. Probabilmente non ricorda i momenti più bui del Bari, durante i quali i tifosi hanno sempre sostenuto i propri ragazzi, guidati dal solo amore incondizionato verso i colori biancorossi. Poi, gli stessi calciatori sono dei massimi esperti di certe dinamiche e sono i primi a pronunciare la magica frase “i tifosi sono liberi di fare ciò che vogliono“. Perciò, caro Gillet, il tuo tentativo di passare per vittima lascia il tempo che trova.