Ma siamo proprio certi che il progetto sia definitivamente deragliato? Le tante stranezze che ne hanno accompagnato l’iter fanno pensare che la partita sia tutt’altro che chiusa.

Prima di tutto il fatto che il progetto sia stato presentato da un’azienda, la Fer.Live, sconosciuta a chiunque operi nel settore dello smaltimento o del trattamento di rifiuti. Tra l’altro la stessa non ha un numero di telefono né un sito internet di riferimento. L’unico indirizzo mail che si trova nelle carte di richiesta di autorizzazione integrate ambientale, datata 16 febbraio 2012, è uno privato che fa riferimento a un anonimo cittadino (che si dice gestore) residente in un comune di poco più di 2.000 abitanti in provincia di Catanzaro.

Le nostre faticose ricerche però ci hanno portato a scoprire qualche notizia in più. Un rapporto di collaborazione in essere tra colui che si autodefinisce gestore dell’impianto bitontino e la Bleu srl di Lanciano, in provincia di Chieti. Si tratta di una società dei fratelli Maio che opera nel campo dei servizi e delle tecnologie per l’ambiente, in particolare nel settore della progettazione, realizzazione e gestione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti industriali e nel settore del recupero delle aree a rischio ambientale.

Ma la Blue ha già altri interessi in Puglia. Gestisce infatti dal 1997 l’impianto per lo smaltimento finale di rifiuti speciali non pericolosi che si trova in località Tufarelle, nel comune di Canosa. Insomma, un vero e proprio colosso del settore che ha avuto in passato (e ha ancora oggi) rapporti diretti anche con la Tradeco del re pugliese dei rifiuti Columella, finita in varie inchieste giudiziarie e in affari attraverso il consorzio Cogeam con l’ex presidente di Confindustria Marcegaglia.

Cinque componenti della famiglia Maio, proprietaria tra l’altro della Virtus Lanciano Calcio, sono stati rinviati a giudizio a dicembre scorso per presunti reati fiscali e sponsorizzazioni illecite insieme ad altre tre persone, tra cui l’altamurano Vincenzo Fiore, ex amministratore delegato della Tradeco e socio di Bleu. Ma per gli accusati tutto sarebbe da ricondurre a diatribe familiari che hanno portato all’estromissione dal gruppo di uno dei fratelli.

Dietro la realizzazione della discarica di Bitonto, dunque, ci sarebbero una serie di società con grandi interessi nel settore, non solo in Puglia. Questo fa pensare che la partita, con il probabile passaggio della palla alla Regione, sia tutt’altro che chiusa. E a confermare le nostre tesi un ambizioso progetto da 100 milioni di euro per la realizzazione di una maxifonderia, presentato al Consorzio Asi di Bari per l’assegnazione di un suolo da 25 ettari a Molfetta, proprio dalla famiglia Maio. 

Il ciclo produttivo previsto, secondo la formula del distretto, prevederebbe proprio il trasporto degli scarti di produzione da Molfetta alla vicina cava di Bitonto.

Il video:

 

30.3.2013

Saverio Ricci