Siamo ormai a settembre, gli studenti si sono rimessi lo zaino in spalla e le amate ferie sono volte nella maggior parte dei casi al termine. Eppure, quando tutto sembra stia procedendo verso piccanti bufere autunnali, la nostra estate di caro prezzi in Italia, specialmente in Puglia, è dura a morire. Ogni ora che passa scende in campo un nuovo sportivo con pettorina e borraccia, pronto a correre la maratona dello scontrino più salato, ogni benedetto minuto spunta un famigerato turista proveniente da zone sempre più remote del globo che non vede l’ora di caricare sui social l’ennesimo video polemico contro la leggendaria frisella gourmet a 20 euro, che gli è stata servita all’ombra di una palma sulla spiaggia a Ferragosto. Non è difatti un caso se pochi giorni fa il tiktoker pugliese Marco Decarolis ha mostrato sul suo profilo lo scontrino di una colazione in un bar di Casamassima a 16,30 euro, stessa storia in merito al sovrapprezzo di 15 euro applicato da una pizzeria di Torino per il taglio della torta portata nel locale dagli stessi clienti. Prezzi eccessivi e indubbiamente cadute di stile che continuano a far infervorare i lettori, infiammando il dibattito sulle testate giornalistiche, nei salotti televisivi e nelle case degli italiani.

Poi appare come un’oasi nel deserto degli alterchi tra clienti e ristoratori, il post di Gianvito Matarrese e Debora Dipinto, executive chef e proprietari del “Ristorante Evo” di Alberobello, punto di riferimento nel panorama nazionale per la sua cucina pugliese moderna, sempre rispettosa delle materie prime, e celebre sul piccolo schermo dopo aver vinto una puntata del programma “4 Ristoranti”, condotto da Alessandro Borghese.

Su uno scontrino dell’1 settembre la cifra è uscita a 4 euro al posto di 0 euro per un errore di battitura – si legge nell’appello via Facebook di Gianvito e Debora -. Su 2mila scontrini quest’anno è capitato questo errore e un nostro cliente ha recensito la cosa come piatto non richiesto e pagato in maniera errata. Siamo disposti a rimborsare l’intero importo della cena o a offrire con immenso piacere una nuova esperienza nella nostra casa”. Il messaggio di scuse dei ristoratori è rimbalzato sulle bacheche di migliaia di utenti, finendo in pasto ai media generalisti che nell’elogiare il bellissimo gesto e il buon esempio di quest’attività l’hanno inevitabilmente esposta anche alle critiche degli scettici del web, convinti si sia trattato solo di una trovata pubblicitaria. Allora abbiamo deciso di contattare i due chef e proprietari di “Evo” per capire come è andata e soprattutto comprendere che ne pensano della piega che ha preso la loro storia.

“Partiamo dal presupposto che per noi non è usuale fare questo tipo di errori – ci racconta Gianvito -, facciamo una cucina puntuale, precisa, stiamo attenti anche agli spazi tra piatto e forchetta, quindi un errore grossolano del genere non ci appartiene. Al posto di battere sullo scontrino ‘0 menu degustazione’ abbiamo battuto ‘4 menu degustazione’. Quando ho letto la recensione ho scritto sotto di contattarci e ho pubblicato su Facebook l’appello in cui raccontavo l’inconveniente e invitato il cliente a farsi sentire, perché siamo disponibili a offrigli una cena per scusarci. Questo non per un mero tornaconto, ma perché vogliamo che i nostri ospiti sappiano che noi ci siamo, in quanto persone che fanno bene il proprio lavoro. Debora il giorno dopo ha chiamato tutti coloro che erano a cena nel nostro ristorante la sera dell’1 settembre, ha chiesto perdono a tutti però nessuno si è palesato, e tra le altre cose è sparita anche la recensione da entrambe le piattaforme, sia Google che TripAdvisor. Un fatto un po’ sospetto. Poi dopo qualche giorno la storia è diventata virale, ma non per nostra volontà. Ci hanno fatto notare che in questa estate di scontrini pazzi siamo gli unici che hanno voluto riparare a un danno ed è per questo forse che poi la vicenda è diventata nazionale”.

Molti hanno commentato il vostro appello, dicendo che sarebbe esagerato offrire una cena per scusarsi di quei 4 euro in più.
“Il problema non sono quei 4 euro. Certo, se rapportati a una cena può sembrare qualcosa di esagerato, ma immagina se lo scontrino fosse stato pubblicato senza la recensione e noi non avessimo avuto nemmeno la possibilità di rimediare, pensa al putiferio che sarebbe successo. Tra le altre cose il nostro è stato un gesto per recuperare un rapporto tra persone, un modo per far capire ai clienti che noi ci siamo, non li abbandoniamo mai. Anche perché il nostro ristorante non è da 300 coperti, ma da 25, ci ricordiamo anche cosa ha preso chi. Il nostro staff è composto da 10 persone proprio per fare questo tipo di lavoro a misura di ospite, un rapporto 1 a 2 con i clienti. Poi il nostro appello aveva anche un altro significato. Credo che la gente debba iniziare a sedersi in un ristorante pensando di fare un’esperienza rilassante, avendo la consapevolezza di voler passare del bel tempo e mangiare bene, senza aspettative né preconcetti. Se ci si siede a tavola con i pregiudizi, si innesca il meccanismo per cui ogni minima cosa che non va finisce per essere ingigantita. Io faccio parte dell’associazione Ambasciatori del Gusto e stavamo ragionando proprio su questo, siamo tutti concordi sul fatto che ogni altro ristorante di livello o stellato avrebbe agito come abbiamo fatto noi. Chi crede che il nostro appello sia stato una trovata pubblicitaria non conosce ‘Evo’ e come lavoriamo. Poi c’è da dire che come la fai, la sbagli”.

Per chi non vi conosce, appunto, spiegateci un po’ cosa c’è dietro “Evo”.
“La filosofia del nostro ristorante sta nel nome: ‘Evo’ è l’acronimo di olio extra vergine d’oliva, ma richiama anche la parola EVOluzione. L’idea è sempre quella di creare piatti con ingredienti della tradizione, ma far qualcosa di nuovo, diverso, rivisitato, mai mangiato prima, rispettando sempre le materie prime. Anche la carta degli oli è un’idea che abbiamo fortemente voluto. La cosa più assurda è che la Puglia rappresenta il 67-68% della produzione olivicola nazionale, ma purtroppo manca ancora la cultura del buon oro verde. Per noi pugliesi l’olio è ancora quello del supermercato, magari spagnolo con migliaia di difetti, che ti mettono sugli scaffali a quattro soldi, un prodotto civetta. L’olio oggi vive la stessa situazione che viveva il vino negli anni ’70-’90, quando si entrava nei ristoranti e ti davano il quartino, senza rivelarti vitigni, storia dei produttori, cantine, nulla. Il percorso di degustazione di oli è nato proprio per sensibilizzare il cliente all’assaggio di questo ingrediente di vitale importanza, tanto è vero che è l’unica cosa che non pagano. L’assurdo è che questa bufera sui 4 euro della degustazione olio è nata proprio sull’unico servizio gratuito. È incredibile, dovrebbe far notizia quando una persona lavora bene, ci mette l’anima, invece fa notizia la truffa o la svista“.

A proposito di questo, lo chiediamo a voi che siete un ristorante pugliese che tende a rivisitare la tradizione in chiave moderna. Toglieteci una curiosità. Sicuramente avrete sentito parlare di una turista milanese, la signora Bettina, che ha fatto un paio di video, divenuti virali, in cui ha spiegato che in Puglia non dovrebbero esserci locali che rielaborano i piatti della cucina classica regionale, strizzando un po’ l’occhio al gourmet. Secondo Bettina la Puglia ha l’animo semplice e tale dovrebbe restare anche la sua arte gastronomica. 
“È come se dicessi che le macchine sportive non devono esistere perché la mia 500, che guido da 4 anni a questa parte, mi porta nella stessa destinazione, anche se con un po’ di ritardo. Io secondo la signora non potrei rivisitare un piatto perché vivo e lavoro in Puglia, ma fortunatamente non è così perché altrimenti avrei chiuso e non sarei qui da 8 anni. La turista è del parere che dovrebbe esistere la tradizione e null’altro, a un prezzo basso e null’altro, dovrebbe esserci lo stereotipo di una Puglia di masserie e null’altro. Ma vorrei ricordare alla signora che la nostra regione per il rotto della cuffia non è diventata l’unico centro d’Europa a fare turismo aerospaziale, il più moderno che sia mai esistito al mondo. Pensateci, stavamo per diventare qualcosa di pazzesco, perché a Grottaglie avrebbero fatto il primo aeroporto aerospaziale, una cosa fighissima. Pensate se fosse successo che cosa avrebbe detto Bettina, apriti cielo! In pratica, gente come noi in Puglia non dovrebbe esistere, l’aeroporto aerospaziale non dovrebbe esistere, un grande ceramista come Giorgio Dipalma a Grottaglie non dovrebbe esistere, perché fa una ceramica che non serve, ma è solo d’abbellimento, e dovremmo vivere una vita fatta di sagre e feste popolari“.

Magari viaggiare in groppa a un asinello, che dici?
“Ecco io lo preferisco con una riduzione di primitivo”.