In principio era un cordiale e rispettoso rapporto tra il comandante della Polizia Locale di Bari e il sottoscritto, direttore della testata giornalistica più letta della città. In principio richieste di informazioni e risposte gentili e puntuali, compreso quando al comandante chiedevo foto di incidenti e rilievi. Con il passare del tempo, però, e forse anche per le nostre critiche – mai personali – all’amministrazione Decaro, il rapporto istituzionale ha travalicato i confini ed è diventato “personale”.

A quel punto sono iniziate le incomprensioni. Michele ha iniziato a trattare Antonio con stizza, a denigrarlo, definendolo persino coglione al termine di una sbadata telefonata con un collega, sempre e solo in cerca di informazioni. Dal canto mio ho continuato a raccontare. Io e i miei colleghi lo abbiamo fatto nella buona e nella cattiva sorte. Sì, perché alcuni vigili urbani baresi non fanno niente per dare di sé un’immagine dignitosa e rispettosa della divisa che indossano.

Nel corso della storia c’è stato un ritorno forzato di fiamma, ma poi la rottura definitiva. La goccia è stata la multa che alcune vigilesse hanno fatto ai colleghi in servizio, “colpevoli” di aver lasciato l’auto in clamoroso divieto di sosta. A domanda precisa il comandante rispondeva: “L’auto di servizio in uso ad operatori di Polizia impegnati in operazione di polizia giudiziaria indifferibile in corso”. Assodato che si trattava di un’auto della Polizia Locale e che l’episodio meritava di essere reso pubblico abbiamo scritto.

E Palumbo, stizzito, ha risposto: “Grazie per la tempestività delle sue segnalazioni e della rapidità con cui le ‘spara’ sui social”. “Poi verificheremo i fatti”, aveva anche annunciato Palumbo nel messaggio. Un paio di giorni dopo ho chiesto a Palumbo di spiegarceli quei fatti. In questo caso la risposta è stata la peggiore che un comandante della Polizia Locale potesse immaginare di dare: il silenzio condido con il blocco del giornalista su whatsapp e la cancellazione dello stesso giornalista dal gruppo “Stampa Info”, creato dal comandante per diffonfere le notizie della Polizia Locale ai giornalisti. Da questo momento non tutta la stampa, quantomeno non al giornale più letto della città di Bari.

Comandante Palumbo, rispettiamo senza condividere questo comportamento discutibile, ma un paio di cose gliele vogliamo dire. Lei è un dipendente pubblico, con una grande responsabilità, e come tale deve dare conto pubblicamente del suo operato e di quello dei suoi uomini, soprattutto nel caso si tratti di cattive prassi. I nostri lettori vogliono e devono essere informati. Nel gruppo whatsapp con la stampa che le aggrada o privatamente a qualche amico giornalista spieghi il motivo indifferibile di quel minchia parking e se la multa è stata elevata giustamente e, nel caso, chi la deve pagare come avrebbe dovuto fare un qualsiasi cittadino barese alle prese con una propria indifferibile commissione.

Certo, se il suo sindaco rifiuta di stringere la mano a un giornalista, perché è convinto a torto di essere stato definito “pezzo di merda”, le conseguenze del suo comportamento non possono che essere quelle a cui abbiamo assistito restandone basiti. Neppure l’ultimo degli impiegati comunali può rifiutare di dare conto delle proprie azioni nell’esercizio delle sue funzioni. A maggior ragione non può farlo lei.

Comandante Palumbo renda noti ai cittadini baresi gli sviluppi di quella assurda contravvenzione, che ha meravigliato persino i poliziotti locali impegnati nell’indifferibile operazione al rientro in auto dopo più di un’ora e mezza. Imbarazzo espresso per di più davanti a una dozzina di testimoni. Come le abbiamo scritto in un messaggio e le ribadiamo adesso: non vogliamo innescare uno stillicidio, denunciando qualunque minchia parking o atteggiamento al limite dei suoi uomini, al netto dell’insegnamento del capitano ora maggiore Catalano.

Al tempo stesso le recordiamo che non abbiano intenzione, nella maniera più assoluta, di abdicare al nostro compito. Lo abbiamo fatto anche quando a dirigere il comando della Polizia Locale di sono stati Stefano Donati e prima e dopo di lui Nicola Marzulli. Per via dei nostri ruoli anche con loro i rapporti sono stati tesi in alcuni momenti, ma nessuno dei due si è mai sottratto. Non mi sta simpatico neppure lei – nemmeno io devo necessariamente esserle simpatico – ma resta il comandante della Polizia Locale della città di Bari e per questo io e il mio giornale le portiamo il dovuto rispetto istituzionale.