Rafforzare i controlli anche attraverso l’istituzione di una Commissione tecnica comunale per assicurare massima attenzione ai pasti serviti ai bambini nelle scuole ed evitare allarmismi non giustificati. All’indomani del polverone per gli ultimi episodi denunciati da alcuni genitori, l’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Paola Romano, aveva incontrato i responsabili della Ladisa Spa. In molti sorrisero, altri esultarono. Finalmente ci sarà una Commissione tecnica comunale, fatta da esperti del settore per effettuare controlli che vadano oltre la puzza di bruciato percepita da quelle isteriche delle mamme. Peccato, però, che quella della Commissione tecnica è solo una costosa minestra riscaldata.

Nella determinazione comunale 2015/01889 adottata il 23 febbraio 2015, la Ripartizione Politiche Giovanili estende l’attività di controllo della Commissione tecnica, che quindi esisteva, a tutto l’anno scolastico 2014/2015 per un importo di 2.918,52 euro, portando la spesa complessiva a 5.651,43 euro. Perché all’inizio di questo anno scolastico non è stata – anche questa volta – prorogata o non è stata insediata una nuova?  Nei documenti che pubblichiamo ci sono i dettagli della spesa e i compensi ai “commissari”. È possibile rendere pubblici i verbali degli esperti? Siamo certi che l’assessore non mancherà di rispondere ai tanti genitori perplessi.

Perché non confermare la Commissione anche per l’anno scolastico 2015/2016 a prescindere dagli episodi reali e da quelli inutilmente allarmanti? I controlli non bastano mai e sarebbero stati soldi spesi bene. Molti genitori si chiedono ancora quali scuole siano state visitate dalla Commissione tecnica lo scorso anno, cosa abbiano stabilito nelle riunioni. Gli esperti sono mai andati nel centro cottura della Ladisa come abbiamo fatto noi? Ci saranno certamente i verbali delle molteplici ispezioni effettuate dai tecnici incaricati dal Comune. Niente di innovativo, dunque, neppure la nomina di un medico del Di Venere che poco o niente ha a che fare con la Commissione tecnica. La vera innovazione, tra l’altro a costo zero, sarebbe quella di dare più ascolto e risposte ai genitori dei gruppi assaggio, che in maniera volontaria e e silenziosa rendono un servizio alla comunità, insieme alle apposite commissioni formate da rappresentanti dei genitori presenti in ogni Circolo didattico e ai componenti della Giunta mensa. Un lavoro costante che, a quanto pare, non trova ascolto e considerazione reale da parte dell’interlocutore di riferimento: l’amministrazione comunale di Bari, che ha prorogato l’appalto a Ladisa e brancola nel buio sul futuro delle mense scolastiche.

Dopo l’intervista a Sebastiano Ladisa, abbiamo ricevuto decine di mail e telefonate da parte di genitori che fanno parte di questi organismi volontari di controllo in cui denunciano di sentirsi inutili, ricoprendo un ruolo che serve solo ad evitare che il cibo sia cattivo.

Il problema di alcuni rappresentanti di questo governo cittadino, come abbiamo avuto modo di documentare in più occasioni e in settori differenti, è l’approssimazione nella gestione tanto della normale amministrazione quanto delle emergenze. Ciò che si può fare a questo punto, evitando di far passare l’ordinario per straordinario, è di affidarsi a tecnici competenti e ai sensi dei genitori. Resta valido il recente invito di Sebastiano Ladisa all’assessore Romano: parlare meno e controllare più frequentemente tanto a scuola – magari andando quando sono presenti anche i genitori assaggiatori – quanto al centro cottura della zona industriale.

In ogni caso, avviso ai naviganti, seppure avreste dovuto saperlo tutti prima del ritrovamento del riso bruciacchiato e delle crostatine alla muffa o della pasta carbonizzata: doveste trovare corpi estranei nei piatti serviti ai vostri figli e alunni, chiamate la Asl e i Nas, non cercate di fare i novelli chimici. È giusto che ognuno faccia al meglio il proprio compito