Lo “Zagno Barese” (Bariensis Incivilis), notoriamente ghiotto di nettare al luppolo e malto d’orzo, con l’arrivo delle alte temperature, si riunisce in branchi per nutrirsi della birra della sua marca preferita e depositare il vuoto dove capita, prima di passare alla prossima bottiglia. Questo favorisce il proliferare di un sottobosco di bottiglie vuote (come nella foto, scattata lo scorso venerdì, sul lungomare di Bari), che offre ai turisti un suggestivo scorcio della nostra bella città.

Durante la “Stagione della Birra” è evidentemente in vigore il regime di fermo biologico, Infatti operatori ecologici, netturbini e collezionisti di bottiglie rare non raccolgono quei fiori di vetro depositati sui marciapiedi o lungo i muretti dagli “Inciviles”. Senza l’azione di rimozione degli spazzini, inerti in questo periodo, i cespugli di bottiglie trovano un ambiente favorevole al loro moltiplicarsi, diffondendosi in maniera quasi virale, fino al completamento del ciclo vitale.

Noi ci scherziamo, ma quella delle bottiglie per strada è una vera e propria piaga per la città di Bari. Comincia ora e andrà avanti per tutta l’estate. Visto, poi, il rapido accumularsi, rapportato al lento smaltimento dei servizi di nettezza urbana, la maggior parte dei vetri finisce per essere gettata in mare o cadere per la strada e finire in frantumi, costituendo un pericolo per l’ambiente e per la salute dei baresi. Di chi la colpa? Dell’inciviltà, certo, principalmente. Evidentemente dobbiamo rassegnarci all’idea che la nostra città sarà nei secoli affetta da questo fenomeno estivo? E gettare la colpa sull’inadeguatezza dei servizi di nettezza urbana equivarrebbe a deresponsabilizzarci. Indubbiamente una parte di responsabilità ce l’hanno, ma ci nasconderemmo dietro un dito se dicessimo che la colpa è dei netturbini che non fanno il loro lavoro. Ahimè, stavolta la colpa è nostra.

15 aprile 2013

Pasquale Amoruso