La storia è talmente grottesca da richiamare alla memoria la celeberrima gag della lettera di Totò e Peppino, con tanto di indistinto saluto alla signorina dei fratelli Caponio.

Il dirigente di una Asl pugliese, con uno stipendio superiore ai 100mila euro annui, avrebbe modificato a penna l’autorizzazione a fare lezione in una prestigiosa università rilasciata dal vecchio direttore generale. A scoprire il maldestro tentativo è stata la stessa università al momento in cui ha chiesto di verificare i documenti presentati dal dirigente-docente. Sgamato l’inganno, l’università ha scritto all’interessato, contestando l’autorizzazione inviata.

In sostanza il dirigete pubblico era stato autorizzato all’insegnamento per l’anno accademico 2016/2017. Il protagonista della vicenda ha modificato a penna il 7 con l’8, facendo credere così di aver ricevuto il via libera anche dal nuovo direttore generale. Il trucchetto, però, non è passato inosservato agli attenti funzionari dell’università.

Pare che anche la Asl abbia bloccato il pagamento al dirigente delle ore fatte in qualità di studente del master, mentre l’università rivuole i soldi pagati al dirigente nella sua veste di docente di quel master. Una questione apparentemente lineare, che potrebbe avere altri risvolti soprattutto in seguito all’interessamento dei Carabinieri del Nas e alle indagini interne avviate dalla Asl.