I protocolli del 118 non prevedono soltanto le corse disperate all’Emodinamica per i casi di infarto, ma anche il trasporto alla “stroke unit” di riferimento in caso di ictus. Quello che è successo martedì scorso ne è un esempio emblematico.

Alla postazione 118 medicalizzata di Gravina viene assegnato un codice rosso. Si tratta di un professionista cinquantenne del paese che si è accasciato dopo aver perso l’equilibrio e l’uso del braccio destro. L’arrivo dell’equipaggio del dottor Francesco Papappicco è immediato. Dopo essere stato visitato il paziente, viene richiesta l’autorizzazione del trasporto al centro di riferimento dell’ospedale Miulli di Acquaviva.

Portarlo al Perinei, infatti, avrebbe fatto perdere tempo prezioso nel caso di un ictus di tipo emorragico. L’altra possibilità sarebbe potuta essere quella di un ictus ischemico. Acquaviva in ogni caso è più vicina a Bari e qualora si fosse trattato di un’emorragia i tempi di trasporto secondario in Neurochirurgia sarebbero stati più brevi rispetto al Perinei, che pure dispone di un reparto di neurologia. Anche in questi casi, come per gli infarti, prima si interviene meglio è se si vuole sperare un un pieno recupero.

Il paziente ha le pupille di dimensioni diverse, inoltre la pressione arteriosa è altissima. Il quadro neurologico fa propendere per l’ictus di tipo emorragico, ma per avere la certezza servirebbe una tac ell’encefalo. Una volta autorizzato il trasporto, l’ambulanza arriva al Miulli in 33 minuti.

Sappiamo che la storia ha avuto un lieto fine perché la moglie del paziente, una volta trovato il numero del medico, ha autorizzato la pubblicazione del messaggio che riportiamo si seguito: “Dottore, sono la moglie di […], Le scrivo per ringraziarla per aver intuito subito la gravità e la diagnosi. Oggi mio marito sta molto meglio anche grazie a Lei ed alla sua equipe. Dalla tac è emersa una piccola emorragia che subito si è arrestata dovuta ad un picco ipertensivo. Ora l’ematoma si sta già riassorbendo e gli mantengono la pressione ad un livello medio basso. Ora è ricoverato allo stroke unit. Grazie ancora, Tutti i medici dovrebbero essere come lei. Ha fatto benissimo ad insistere. Per fortuna lo sversamento è stato di poca durata. Mio marito parla ed è cosciente. Solo la gamba destra la sente meno ma il braccio lo muove e stringe forte la mano. Lo saluterò da parte sua”.

Un’altra vita salvata da due fattori sostanziali. Da un lato il fatto che l’ambulanza fosse medicalizzata e non con il solo infermiere a bordo come era nelle intenzioni dei vertici della sanità regionale; dall’altro la corsa al Miulli senza passare dall’Ospedale della Murgia, pur dotata di un reparto di Neurologia.