Come “cartoline viventi”, incastonate tra i sassi, piccole scene di vita quotidiana. Mediaticamente “curato” e ben rappresentato, “il Presepe Vivente più grande al mondo” torna a regalarci, ancora una volta, magiche emozioni. Le luci che si intravedono, di lontano, in alto, mentre si cammina tra le viuzze in prossimità della sacra rappresentazione sono segno della vita che scorre. Meno gradevole la “voce” gracchiante di un altoparlante sapientemente occultato (sempre tra i sassi) che tenta di spiegare la miracolosa Nascita. Ma si sa, con un po’ di fantasia, tutto può essere superato. Invece, ciò che non può più essere tollerato è la solita organizzazione “all’italiana”: orari che si accavallano, mancanza di indicazioni, assenza di percorsi guidati all’accesso e ressa di gente ingestibile e fuori controllo.

Secondo l’organizzazione l’accesso ai visitatori doveva essere suddiviso per giornate, categorie e fasce orarie (17.00, 17.30 e 18.00). Ma, per i “soliti” motivi, un centinaio di persone, appartenenti alle diverse “categorie e tipologia d’orario”, si è ritrovato, il primo dell’anno, pericolosamente ammassate, davanti agli ingressi del “più grande Presepe al mondo”. Una fila di addetti alla sicurezza, inspiegabilmente e senza dare indicazioni utili a garantire l’ordine, “transennavano” e bloccavano l’ingresso. Questo “blocco” ha causato un rallentamento e conseguente accavallamento degli orari, per cui gruppi arrivati da tutt’Italia, famiglie, bambini, disabili, donne incinte, anziani, carrozzine e quant’altro, si sono ritrovati “intrappolati” in una calca priva d’uscita. L’aria di Matera, in quel preciso punto, da fredda è diventata improvvisamente incandescente. La gente gridava per la pericolosità della situazione e, soprattutto, per la mancanza di specifiche direttive, considerando che quelle del sito erano, ormai, inevitabilmente “saltate”.

E poi c’è stata la “questione” biglietti. Anche questo, a detta di molti, un mistero. L’Organizzazione prevedeva che la visita poteva avvenire solo dopo “rigorosa” prenotazione on-line. Questo anche per consentire una corretta stima dei biglietti da emettere. Insomma a tante prenotazioni dovevano corrispondere altrettanti ticket. All’uopo sono stati allestiti anche appositi gazebi, con addetti al controllo e al pagamento. Ma alcuni visitatori hanno lamentato “stranezze” relative al pagamento per cassa. Infatti secondo l’organizzazione la riscossione del costo del ticket poteva (e può) avvenire, o tramite bonifico, con il rilascio di voucher stampabili, oppure per cassa, dopo aver mostrato la prenotazione, con l’immediata consegna del cartaceo. Ma non è andata così per tutti. Difatti dopo le procedure richieste, aver pagato e reclamato il corrispettivo biglietto, molti si sono sentiti dire: «ticket terminati». Ma come terminati? Se consideriamo gli impedimenti dell’ultimo minuto delle nostre prenotazioni è possibile invece ipotizzare un’eccedenza di biglietti. Non solo, ma di fronte al timore dichiarato di chi senza la “ricevuta” di pagamento poteva sentirsi rifiutare l’ingresso la risposta è stata: «Vada tranquillo, la faranno entrare mostrando la sola prenotazione». A questo punto in molti si sono lecitamente chiesti: «A chi ho pagato, non ho un biglietto, se cado e mi faccio male, cosa e a chi reclamo»?

Sostanzialmente c’era, tra le persone, la volontà di capire il perché di una prenotazione obbligatoria se poi, in molti casi, non c’è stato il riscontro dovuto, tracciabile e identificabile. E se è vero, come si dice, che le prenotazioni sono state oltre 6000, non si può che rimanere sconcertati di fronte a tutto questo. Inadeguatezza, disorganizzazione e, soprattutto, mancanza di trasparenza non sono veramente più ammissibili. Bisognerebbe chiedersi se l’Amministrazione è al corrente di tali incongruenze e soprattutto sperare in un controllo finalmente “in linea” con quello che si va dicendo.