Un altro buco nell’acqua. Nell’acqua alta dovremmo dire, visto che si tratta dell’ennesima asta andata deserta per uno dei gioielli di famiglia della Croce Rossa Italiana: il complesso immobiliare di Jesolo. Perduta anche questa occasione per “valorizzare” (si dice così quando si vende per pagare i debiti) il patrimonio immenso, artisticamente importante e fondamentale per l’azione operativa su territorio dei volontari, si passa alle contromisure. La parola d’ordine sarà “svalutare” e subito si è dato mandato all’Agenzia del Territorio per rivedere ancora al ribasso la perizia che costruisce il valore a base d’asta dell’importantissimo cespite.

Oggi il complesso di Jesolo, oltre ad essere un pezzo di storia della Cri, ospita i rifugiati con un progetto che vede in prima linea i soli dipendenti del Comitato regionale, utilizzati per quello che è un vero e proprio servizio d’istituto a costo zero in quanto il personale è già retribuito e specializzato nei servizi di assistenza di primo e secondo livello. Tra quelle mura si ospita il Comitato regionale del Veneto, si forma tutta la Croce Rossa Italiana con corsi continuamente in calendario e si gestisce una foresteria per dipendenti e volontari. Tutte queste attività, una volta soddisfatta parte dei debiti con il ricavato dalla cessione delle mura, dovranno trovare una nuova collocazione, naturalmente dietro pagamento, o sparire definitivamente non solo dalla storia ma anche dal tessuto sociale di quel pezzo d’Italia.

Non sappiamo se questo i ragionieri di via Toscana lo abbiano mai messo in conto. Noi ci limitiamo a registrare che dai quasi cinquanta milioni di euro computati per il valore di questo compendio immobiliare all’inizio della procedura si sta cercando di cedere il tutto per un valore che alla fine della nuova perizia dovrebbe superare di poco i 30 milioni di euro. La perdita secca ancora non trova spazio nei bilanci preventivi del Comitato Centrale di cui abbiamo già scritto e che hanno già registrato tra le entrate i valori derivanti da un piano di smobilizzo che, se è gestito nella massima trasparenza dall’associazione dei Notai, sconta una pessima pubblicità e quindi diminuisce vertiginosamente il proprio appeal su un mercato fisiologicamente asfittico.

Chissà se saranno stati invece già messi in bilancio gli euro che la Croce Rossa ha finalmente trovato il coraggio di richiedere all’Ares Lazio per il servizio di 118 finora espletato. Con due ordinanze presidenziali si da l’aut aut al Governatore del Lazio Zingaretti per il pagamento pronta cassa di una serie di fatture che in questi anni non sono state ancora versate. L’atto formale sancisce definitivamente il divorzio del Comitato Centrale e quindi di tutta la Cri dal un servizio che a detta del Presidente Flavio Ronzi, prossimo concorrente probabilmente in solitaria per la poltrona di via Toscana, sarebbe rimasto carte alla mano in capo ai volontari e dipendenti con la tuta rossa fino alla fine dei giorni. Carte alla mano quei giorni sono finiti, le chiacchiere hanno lasciato spazio ai fatti, le discussioni sul sesso degli angeli non interessano più nessuno, oggi gli unici dipendenti con il posto sicuro sono quelli nominati “ad nutum”, senza concorso e senza alcuna selezione, dai vari Presidenti nei loro Comitati. Gli altri sono seduti sull’orlo di un precipizio pieno di debiti mentre voi ancora fate il tifo per la privatizzazione.