Dal giorno della sciagura ad oggi, Sciancalepore è stato in prima linea per mantenere viva la memoria in una città che sembra aver assorbito il dolore di quei giorni. Il corteo, partito dalla stazione ferroviaria, ha visto comunque la partecipazione di 500 persone, per lo più studenti, ed è approdato in piazza Municipio per il comizio del comitato “3 marzo”, sorto dopo la sentenza del processo bis.

«Non si è trattato di un incidente, ma di un omicidio sul lavoro – ha tuonato il segretario provinciale della Cgil Pino Gesmundo – dato che al sud un giovane su tre è disoccupato ed è costretto a lavorare in condizioni precarie». Sulla stessa linea il suo collega Giuseppe Filannino, punto di riferimento cittadino per il sindacato, per il quale «non possiamo abbassare la testa e venderci a questo sistema».

Guglielmo Mangano, Michele Tasca, Luigi Farinola, Biagio Sciancalepore e Vincenzo Altomare persero la vita durante il lavaggio di una cisterna nella Truck Center, un’azienda della zona industriale di Molfetta. “La strage della solidarietà”, così chiamata perchè ognuna delle vittime morì cercando di aiutare le altre, fu causata dalle esalazioni di acido solfidrico.

Il tribunale di Trani ha condannato in primo grado le aziende che trasportarono la sostanza killer, FS Logistica e La 5 Bio Trans, oltre alla stessa Truck Center. Nel procedimento bis, effettuato con rito abbreviato, ha invece prosciolto l’Eni, produttrice del materiale tossico, accusata di non aver accuratamente segnalato i potenziali danni della cisterna.

Vincenzo Drago