In occasione della loro tappa barese presso il Demodè Club abbiamo intervistato gli Eugenio in Via Di Gioia, band torinese che festeggia i suoi 10 anni di carriera, un Sanremo ma anche il Fantasanremo.

Il 22 marzo, è partito il loro “10 Anni Tour“, 8 date nei club della penisola, per suonare tutti i pezzi dal primo album “Lorenzo Federici” fino a “Amore e Rivoluzione” uscito nel 2022.

Ciao Eugenio, come stai?
E: molto bene, grazie! 

Sono passati dieci anni, una celebrazione dovuta in giro per l’Italia, ma dopo tanto tempo se ti chiedessi dove preferite esprimervi: nelle piazze o strade, nei club oppure…nei treni?
E: Bella domanda! In ognuno di queste. Beh devo dire che nei treni c’è la bellezza dell’improvvisazione, della scoperta, dello stupore delle persone; per le strade c’è la necessità di raccontarsi; nei live, nei club c’è la bellezza dell’accoglienza, nel sentirsi parte di una comunità. Quindi in tutti e tre questi  luoghi c’è da scoprire qualcosa e da nutrirsi, ecco. Io personalmente, per come son fatto, adoro suonare per strada perché è il luogo di maggiore espressione personale.

Mi è piaciuto tanto che anche se son passati 10 anni, sembra che non abbiate perso la freschezza, quella spontaneità, il divertirsi insieme. Ecco, questo traspare molto quando vi vedo suonare. Effettivamente, se tu dovessi guardarti alla spalle, come siete cambiati in questi anni.
E: Caspita! Effettivamente questa parte di noi non è cambiata, è questa la cosa più bella; arriviamo dal live di Torino, che è casa nostra, e un pochino, dopo mesi che non si suona, c’è questa ansia di dire “chissà se sarà come prima”, ed effettivamente lo è stato. Negli anni son cambiate molte cose, è cambiato il nostro approccio alla musica. Siamo partiti che facevamo teatro-canzone e siamo arrivati a fare musica Pop a tutti gli effetti, e Indie Pop, Indie diciamo, tendente al pop. Dal punto di vista della stesura delle canzoni, c’è stata una ricerca di minimalismo, di provare a raccontare le stesse necessità attraverso delle canzoni più accessibili, ecco, più per tutti. Dal punto di vista nostro personale, c’è stata anche una maturazione. Abbiamo iniziato che facevamo la scuola universitaria, e adesso, io ad esempio son sposato, adesso siamo tutti in dirittura verso una vita più stabile, diciamo così. Meno dinamica dal punto di vista delle case…in affitto…quel tipo di vita che ha contraddistinto gli ultimi dieci anni del nostro percorso. Questi due sono i macro cambiamenti che mi vengono in mente.

Invece parlando di coerenza, nel senso che come dicevamo poco fa, a parte la spontaneità, credo non abbiate perso quel piglio ironico, quell’impegno sociale che avevate già dall’inizio. Anche in “Amore e Rivoluzione”, credo che c’è già tutto nel titolo di questo disco, avete sviluppato varie tematiche, non avete abbandonato il vostro percorso.
E: Si, si. Diciamo che cerchiamo sempre di partire da ciò che ci turba l’animo, questa cosa ci rende sicuramente sinceri nel momento in cui andiamo a raccontare una canzone. Diciamo che il principale turbamento arriva dallo sguardo verso il futuro, e a seconda della declinazione di questo sguardo, dal punto di vista un pò più a destra e un pò più a sinistra, emergono degli scenari che cerchiamo semplicemente di raccontare nelle canzoni. Non tutte le canzoni sono allegre. Come dici tu, emerge questa forte autoironia che ci serve a non sentirci superiori a nessuno, anzi a sentirci parte di questo paradosso in cui viviamo, dove il successo, il progresso ci annebbiano completamente la vista nei confronti di quello che è il reale, della reale felicità nella nostra vita e quindi combattiamo questi nostri paradossi che portiamo dentro, cerchiamo di fare una “catarsi collettiva”. Ecco questo è l’obiettivo.

Si esatto, parafrasando “la quarta rivoluzione industriale”, per intenderci! Invece, lo so che è una domanda di rito, ma parlami di San Remo, anzi del contrasto tra Sanremo del 2020 e il Fantasanremo. Perché sicuramente i lettori vorrebbero sapere come lo avete vissuto.
E: Si, Sanremo è stato una dei momenti della nostra carriera più particolare perché non rappresenta il nostro ideale di musica, il nostro ideale di condivisione. E poi c’è stata la pandemia! Il Fantasanremo, ecco, son due mondi veramente diversi che si sono incontrati: Fantasanremo è nato in periferia, in un piccolo bar con tutti i ragazzi, un pò nostri coetanei che hanno deciso di fare questo gioco: il gioco contro l’Istituzione per eccellenza, la Cultura Italiana più massiccia, perché son comunque 70 anni di storia del Festival. Da una parte c’è la speranza, anche un pò l’ingenuità, la voglia di fare. Dall’altra c’è una grande necessità anche di stare a certe regole, e c’è la necessità di raccontare tutta l’Italia. Perché ci siamo resi conto che Sanremo ha questa grande forza di riuscire ad essere di tutti, è un pregio. Mentre il Fantasanremo si trova ancora in uno stato di nicchia, perché racconta qualcosa che sta nascendo. 

Sì esatto, però io mi son divertito molto. E sono curioso, il live, ovunque voi suoniate è sempre molto energetico, molto coinvolgente e poi la cosa interessante è portare sul palco quella che è stata la normale evoluzione Indie, in tutte le sue forme, dal rock, al folk, all’elettronica e tutto il resto. Siete riusciti a coniugare il vostro suono mettendo insieme tante cose diverse. Sul palco come riuscite a portare il vostro bagaglio musicale?
E: Eh! Non è facile. Negli anni ci siamo fatti accompagnare da grandi musicisti, un trio di fiati, che ci aiutava anche ad arrotondare tutti i cori, a gestire una serie di sample, perché noi da sempre abbiamo portato il nostro live senza basi, perché non ci piaceva l’idea di suonare con qualcosa sotto, anche banalmente per fermarci a metà della canzone, chiacchierare e poi ricominciare. Questa cosa nel tempo è stata croce e delizia. Adesso che saremo in giro, per questo tour, solo noi 4, abbiamo dovuto riempire ogni nostro momento vuoto per usare i sample e i cori necessari. Quindi riusciamo a portare tutte le nostre canzoni in un arrangiamento più minimale, ma allo stesso tempo più coerente, e abbiamo deciso di prendere tutte le canzoni che nel tempo non sono invecchiate, anzi che come il vino sono migliorate. Come sempre alcune raccontano un momento specifico di attualità, o anche di moda, altre raccontano più uno stato d’animo, un sentimento, ecco, e quindi sono più a lungo termine.