Per certi versi il rapper non è altro che un poeta moderno, capace di incastrare rime e assonanze per raccontare a ritmo di musica la realtà quotidiana.

Si è creato un rapporto speciale con il movimento hip hop barese?

“In Puglia ho conosciuto tanti ragazzi che fanno musica da veri terroni con il sole in faccia, molto simile a quello napoletano. Vorrei spezzare una lancia a favore del mio amico Walino, abbiamo deciso di fare un video musicale al Chiringuito, posto bellissimo, che ha riscosso tanto successo. La cosa bella è che non ci atteggiamo da gangster ma facciamo cose simpatiche, come mangiare le cozze vicino al mare. La gente avverte l’originalità e la genuinità dei nostri progetti”.

Qual è la finalità della tua produzione musicale?

“La mia missione è quella di portare il rap napoletano a Milano, la capitale del business. Mi piace rappare sia in dialetto che in italiano, ma cerco di fare sempre musica di qualità. Il vantaggio è che lo  slang campano viene capito da tutti e penso di non avere  barriere culturali. In questi giorni con il “Toxico Tour” sarò nelle principali città italiane solo del Sud, ma sto preparando anche tante novità che troverete molto presto sul web”.

Affronti molte tematiche, tra cui il capitolo droghe leggere. Che opinione hai?

“Non si tratta di sfatare un tabù, non ho fatto nulla di originale rispetto a Snoop Dog o i The Pharcyde. Il mio punto di vista è espresso nella canzone “Toxico” per dire legalizziamo le droghe leggere in modo da togliere il potere economico alla mafia, come posso raccontare in prima persona vivendo a Napoli. Ma principalmente voglio far capire ai giovani che anche se fumi rimani “nu brav uagliò”.

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8 dicembre 2012

Daniele Leuzzi