È stato rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Luigi Semeraro, difensore dell’ex direttore dell’Ufficio postale di Taranto, arrestato lo scorso 28 giugno, per aver piazzato una telecamera nel bagno delle colleghe.

Ieri mattina, 20 luglio, l’avvocato Semeraro nella sua discussione durata circa un’ora, avrebbe provato a fornire una versione differente dei fatti. Nella tutela del suo assistito avrebbe spiegato che lo scopo del direttore non era affatto quello di acquisire immagini “hot” delle donne, ma che dopo un calo lavorativo all’interno dell’Ufficio Postale, l’indagato avrebbe convocato le dipendenti per “spronarle”, ma aveva avuto la sensazione che alcune di esse parlassero a sua insaputa contro di lui. Questo “calo generale” portava al non raggiungere gli obiettivi richiesti dall’azienda, così l’uomo sarebbe stato preso dal timore che qualcuno alle sue spalle stesse “tramando” un piano per allontanarlo da quell’ufficio.

Da quanto si legge su La Gazzetta del Mezzogiorno, lo stress psico-fisico avrebbe provocato al direttore ciò che il suo avvocato ha definito “notoriamente ligio al proprio lavoro”, al punto da decidere di piazzare una telecamera per ascoltare i discorsi delle colleghe. La difesa ha inoltre aggiunto che se avesse davvero voluto filmare le parti intime delle colleghe, avrebbe scelto l’altro bagno, quello più “frequentato”.

La difesa dell’avvocato Semeraro non avrebbe convinto il collegio di magistrati che hanno invece confermato la misura degli arresti domiciliari, presieduto dal giudice Patrizia Todisco. Bisognerà attendere le motivazioni della decisione, ma è evidente che i magistrati hanno ritenuto valido il quadro accusatorio e le esigenze cautelari spiegate dal gip Maccagnano, che aveva inflitto la misura cautelare a seguito delle indagini dei finanzieri.

Negli atti dell’inchiesta, si leggerebbe che l’uomo manifesta “una tendenza a dir poco spasmodica a procurarsi a ogni costo materiale visivo illecito” segno di un “forte fattore criminogeno” che potrebbe spingerlo a ripetere le sue condotte anche “in ambienti di ogni tipo” come camerini, locali pubblici anche “diversi dall’ufficio postale da lui diretto”. Tutto questo sarebbe confermato da altri video fatti fuori dall’ufficio postale, tali avrebbero spinto il giudice ad accogliere la richiesta di arresti domiciliari e non una semplice sospensione dal lavoro.