Acciaierie Taranto (Facebook)

Danno biologico e morale: così il Tribunale di Taranto, sezione Lavoro, riconosce il risarcimento da mezzo milione di euro a un operario che aveva lavorato dal 1974 al 2000 nello stabilimento Italsider/Ilva di Taranto. Esposto alle fibre cancerogene di amianto per 26 anni, ha scoperto di essere ammalato solo tre anni fa all’età di 70 anni quando è arrivata la diagnosi di mesotelioma, un tumore pleurico.

La sentenza per Fintecna S.p.A., la società che oggi gestisce la partecipata del gruppo siderurgico italiano Acciaierie d’Italia (ex Italsider), arriva a conclusione del percorso giudiziario che ha coinvolto anche la Contramianto Onlus, che ha fornito assistenza legale all’operario con il supporto degli avvocati Cataldo Fornari e Daniele Maranò, come dichiarato dal presidente dell’associazione Luciano Carleo.

Tra le motivazioni che portano alla condanna e al risarcimento si legge che “è rimasto continuativamente esposto ad amianto” mentre l’uomo assolveva alle sue mansioni di operatore e addetto alla discarica scorie nelle acciaierie 1 e 2 dello stabilimento siderurgico di Taranto; “egli modellava – si legge ancora – e applicava un cordone di amianto affinché la colata non fuoriuscisse dallo stampo; tale attività determinava il distacco del coibente e la conseguente dispersione di polveri di amianto nell’ambiente di lavoro, che era chiuso; inoltre, l’azienda forniva solo mascherine senza filtro”.

Anche la consulenza tecnica medico legale ha avvalorato la stretta correlazione tra la malattia (mesotelioma pleurico) e l’esposizione alle scorie di amianto al quale l’ex operario è stato sottoposto. Riguardo al risarcimento, precisa Carleo, “certamente non ridarà la salute a quell’operaio” ma riconosce l’esposizione prolungata all’amianto “quale causa del mesotelioma pleurico sviluppatosi ad oltre quarant’anni dalla prima esposizione”.