La storia di Leonardo, Carmela e dei loro 3 figli sarà sicuramente simile a quella di tante altre famiglie colpite dal covid. Solo grazie al sostegno del personale sanitario e della squadra Usca di Bari l’intera famiglia barese è riuscita a sconfiggere questo maledetto virus che dal 2020 non dà tregua.

Leonardo, operaio metalmeccanico 44enne, la notte del 25 aprile ha incominciato ad avvertire i sintomi del virus. “Il giorno dopo avevo la febbre oltre i 39°C. Ho immediatamente allertato il nostro medico di famiglia che ha disposto il tampone in data 30 aprile. Essendo positivo, anche la mia famiglia si è sottoposta al test il 4 maggio e anche loro sono risultati positivi”.

“Il 5 maggio, però, la mia situazione è iniziata a peggiorare – racconta Leonardo -. Abbiamo chiamato il 118 e con la saturazione a 85 sono stato immediatamente trasportato al San Paolo dove sono stato ricoverato. Continuavo a peggiorare giorno dopo giorno e per questo sono stato trasportato in terapia intensiva dove sono rimasto per 5 giorni a pancia in giù per 16 ore al giorno. Prima di addormentarmi i medici mi hanno fatto fare una videochiamata a mia moglie e, nonostante le mie paure e la sua situazione critica, è riuscita a rincuorarmi”.

“Dopo la terapia intensiva – racconta – sono stato ricoverato nel reparto di pneumologia del San Paolo fino al 21 maggio per poi essere trasferito al Sarcone di Terlizzi per la riabilitazione respiratoria fino al 5 giugno”.

“Finalmente sono tornato a casa dove ho potuto riabbracciare mia moglie e i miei figli. Anche la loro situazione non è stata facile e solo grazie al medico Felice Spaccavento e alla squadra Usca di Bari sono riusciti ad andare avanti in questo mese”.

Carmela, rispetto ai suoi figli asintomatici, ha dovuto seguire la terapia da casa per non lasciare i piccoli da soli. “Era affaticata dalla malattia, dalla febbre alta e dalla dispnea – racconta il medico Felice Soaccavento -. La sua situazione non era facile e mi chiedeva ogni giorno di fare tutto il possibile per non abbandonare i suoi figli. L’ho visitata in varie occasione e grazie alla squadra Usca di Bari monitoravamo la sua situazione a distanza”.

“Ho avuto paura di sbagliare ma non volevo lasciasse i suoi figli – spiega Spaccavento – La sua dispnea mi preoccupava, ma dovevamo trattarla a casa. Ecografia seriale. Emogas e prelievi (e in questo ringrazio gli infermieri della mia unità operativa, Pia e Giuseppe che non si sono risparmiati). Anche l’ossigeno a casa per salvare la mamma che è unico ossigeno per i suoi figli. Avevo davanti gli occhi di Marco, che a soli sei anni poteva rischiare di perdere la mamma e il papà per questa maledetta malattia”.

Per fortuna la famiglia è tornata di nuovo insieme e nonostante la grande preoccupazione per lo stato di salute di Leonardo e anche quella di Carmela, sono tornati ad essere tutti negativi. “Non sono ancora riuscito a riprendermi del tutto, ma il solo fatto di essere tornato a casa mi dà la forza di andare avanti”.