Non se la passava bene Paolo, 47 anni il prossimo 31 dicembre, ma era sempre pronto ad aiutare chi era messo peggio. Nel lockdown del 2020 era riuscito ad avere un aiuto alimentare, ma una parte consistente di quel pacco era finita a casa di una famiglia più bisognosa. Basterebbe questo per capire lo spessore di un uomo.

Non era “nessuno” Paolo, quantomeno non una delle vittime di Covid da meritare la prima pagina in questo bollettino di guerra, ma per molti di quelli che l’hanno conosciuto il suo resterà un vuoto atroce. Di Paolo Alba, affetto da una patologia polmonare, avevamo scritto il 25 marzo scorso. Ci aveva raccontato con un filo di voce la sua storia.

Il malessere, il ricovero e la positività al Covid scoperta dopo 5 giorni dall’arrivo al Policlinico. Gli amici avevano fatto uno striscione per dimostrargli la propria vicinanza e stringersi attorno alla moglie Patrizia, straziata dal dolore. Ero anch’io in un gruppo whatsapp nato per aggiornare i suoi amici. Buone notizie alternate ad altre meno positive, ma a un certo punto sembrava che Paolo potesse farcela.

La situazione è precipitata ed è stato lui stesso ad avvisare alcuni amici con un messaggio. Ad uno di loro ha scritto: “Mi stanno per intubare, addio. Non penso che ci rivedremo più. Stai vicino a Patrizia”. A Francesca, una cara amica comune, invece, ha detto: “Mi stanno per spostare in Rianimazione per intubarmi, avvisa Loconte se morirò”.

Ciao Paolo, ho ricevuto il tuo messaggio e seppure con un peso sul cuore, ti dedico questo addio. Te lo meritavi, lo merita chiunque riesce a privarsi del poco che ha per aiutare gli altri. Non ti dimenticherò uomo e tifoso biancorosso d’altri tempi, così come non potrà farlo chi ha avuto il piacere di toccare con mano la pasta di cui eri fatto.