Sono tantissimi i pazienti affetti da coronavirus e in isolamento domiciliare che attendono di essere sottoposti al tampone di controllo per poter finalmente tornare a lavorare. Tra questi c’è Angela, 44enne di Bari, che ha dovuto affrontare da sola la malattia e che da 17 giorni aspetta di essere chiamata dall’Asl.

“Il 13 novembre – racconta Angela – sono risultata positiva al covid, ma già da qualche giorno ero in isolamento a causa dei sintomi. Con me vivono mio figlio, mia nuora e mia nipote di 6 mesi e ho deciso di mandarli via per non mettere a rischio la loro salute. Ho comunicato la mia positività al medico curante che ha inviato i miei dati all’Asl. Da allora sono rimasta sola e abbandonata al mio destino”.

“Ho dovuto affrontare da sola la febbre arrivata a 39.8°C, il medico mi aveva prescritto delle medicine, ma nessuno me le poteva andare a comprare. Mio figlio, a causa del suo cognome perché il padre è chiuso in carcere da 20 anni, non ha un lavoro e quindi non poteva comprarmi nulla. Per la spesa – continua la barese – mi sono affidata ad amici e colleghi di lavoro, ma io non posso sempre stare alla speranza che qualcuno mi aiuti”.

“Sto avendo attacchi di ansia e di panico. Mento a mio figlio dicendo che sto bene, ma non è così. Voglio tornare a lavorare, voglio dare una mano a mio figlio e a mia nipote. Ho chiesto una mano all’assessore Petruzzelli, ho contatto anche il governatore Emiliano, ma niente. Non voglio soldi e aiuti di alcun genere – conclude disperata -, voglio solo che mi facciano questo tampone per tornare a lavorare”.